Attenzione, zona contagiosa: emozioni in arrivo!

L’effetto contagioso delle nostre emozioni

Quante volte in un giorno attribuiamo ad altri o a una causa esterna la responsabilità del nostro stato d’animo?
“Mi fa impazzire”, “mi irrita” o anche “mi fa ridere”, “mi dà fastidio”: è come se le nostre emozioni trovassero la loro origine da qualcosa di esterno a noi, una forza superiore che ci governa.

Questo è al contempo VERO e FALSO

VERO perché le emozioni sono contagiose

Hanno la caratteristica a diffondersi nell’ambiente in cui ci troviamo. Raramente ci rendiamo conto dell’impatto del nostro stato d’animo su coloro che ci stanno vicini. Spesso ce ne accorgiamo solo quando ci dicono qualcosa del tipo “sei di cattivo/buon umore oggi!”. Ancora più raro è renderci conto del fatto che questo “potere” costituisca la chiave per cambiare le relazioni difficili in buone relazioni e viceversa.

Le aziende prescrivono sessioni di coaching a persone che hanno difficoltà a gestire le proprie emozioni con la richiesta più o meno velata di “calmarli”, perché i colleghi sono molto provati nel subire i loro stati d’animo. Queste persone hanno spesso poca consapevolezza dell’impatto delle loro crisi emotive.
Ad esempio, Silvia non capiva perché le fosse stato chiesto di vedere un coach per il semplice fatto che a volte dicesse ai suoi dipendenti che il loro lavoro non era all’altezza, “in più è vero che il lavoro è fatto male, non posso certo dire loro “bravi!”.
Silvia non era a conoscenza degli effetti delle sue emozioni sui suoi collaboratori che avevano paura di commettere errori, non osavano chiederle aiuto, e quindi commettevano ancora più errori senza dirglielo.

Il primo lavoro che faccio con questi clienti può sembrare paradossale perché invece di dire loro di placare le loro emozioni, li aiuto a prendere coscienza (del potere) dell’effetto di contagio e dei risultati positivi o negativi che ne conseguono.

Per Silvia si è rivelato molto utile apprendere una maggiore flessibilità rispetto ai suoi stati d’animo. Poiché riusciva oramai a spiegare pazientemente ai collaboratori le loro mansioni e come correggere i loro errori, ogni tanto poteva permettersi di scocciarsi, in particolare quando gli errori si ripetevano, per enfatizzare il suo messaggio. In questo caso il contagio emotivo, anche se si tratta di un’emozione negativa, può essere utile, purché sia accompagnato dalla soluzione per migliorarsi. Un segnale forte di questo effetto di contagio delle emozioni è il risultato che ha sugli altri. Diventa un problema quando non ci rendiamo conto che questo risultato è la conseguenza delle nostre azioni. Finché siamo ciechi, è chiaro che non abbiamo alcun potere di risolvere la situazione… è il cane che si morde la coda! Se, invece, diventiamo consapevoli che siamo parte del problema, possiamo attribuirci anche il potere di risolverlo prendendone coscienza.

FALSO perché siamo responsabili delle nostre emozioni

Sono il risultato di una reazione spontanea del nostro corpo¹ che dipende da noi e non da altri o da una situazione esterna.

Sebbene talvolta non siamo in grado di scegliere le situazioni che ci accadono, né le persone con le quali condividiamo queste situazioni, in ogni caso siamo responsabili di come ci sentiamo e dell’intensità delle nostre emozioni.

Come fare per diventare consapevoli dell’intensità delle nostre emozioni per poi gestirla?

Osservate questo grafico:

Se l’intensità dell’emozione è troppo bassa (fascia gialla), non siamo abbastanza implicati per agire, come Silvia che non era convinta della necessità di moderare la sua collera. Poi, con il coaching, Silvia ha cominciato a rendersi conto del suo “potere contagioso” e che quando era arrabbiata diceva cose sgradevoli ai suoi collaboratori, che alla fine, impedivano loro di produrre un buon lavoro e di progredire come lei avrebbe voluto.

Se l’intensità è troppo alta (fascia rossa), rischiamo di essere sopraffatti dalle nostre emozioni e non essere in grado di pensare correttamente (si dice “Sono fuori di me!”). Peggio, diventiamo “contagiosi” e trasmettiamo la nostra emozione negativa ad altri, che, a loro volta, vanno in tilt e si ritrovano in un turbine emotivo come noi. Il risultato del lavoro prodotto in queste condizioni è raramente di buona qualità …

Silvia si è resa conto che, quando sentiva l’emozione arrivare a un livello di fascia rossa, era importante distanziarsi. Dopo un profondo respiro e dopo avere contato fino a dieci, poco a poco riusciva a raggiungere uno stato emotivo medio (livello arancione) grazie al quale poteva spiegare con calma ai suoi collaboratori come correggere gli errori con l’intenzione positiva di aiutarli. Silvia è riuscita a raggiungere due obiettivi: migliorare la qualità del lavoro e motivare i suoi collaboratori.

Se prestiamo attenzione ai nostri stati emotivi e alle nostre sensazioni fisiche ad essi associati, possiamo gestire più facilmente la curva emotiva, che porterà risultati molto migliori nel nostro lavoro e nei rapporti con le persone intorno a noi.

Conclusioni

L’effetto di contagio e la consapevolezza della curva emotiva sono due chiavi fondamentali che ci permettono di comprendere e gestire il nostro potere di impatto sul nostro ambiente. Vi invito a praticare questi strumenti senza moderazione…

¹ Il legame tra le emozioni e le reazioni fisiche è descritto molto bene nel libro di Antonio Damasio «Alla ricerca di Spinoza» ed è confermato da molteplici ricerche scientifiche.

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