Il paradosso della scelta – sentirsi liberi per scegliere al meglio

Carla è convinta di non avere scelta…

Carla lavora per la stessa azienda da quindici anni. Ha un buon lavoro, ma da circa un anno è infelice. Si lamenta che la sua azienda non è dinamica come un tempo, l’organizzazione è confusa e il suo capo le blocca ogni proposta. Nulla è più come prima e Carla vuole cambiare azienda, capo e forse anche lavoro.
Pensa inoltre che al giorno d’oggi non si possa rimanere nella stessa azienda per così tanto tempo, « bisogna cambiare per fare esperienza in diversi contesti.”

Se il desiderio di cambiamento è un movimento naturale per persone curiose e intraprendenti, a volte l’impulso è causato da una legge non scritta, per cui dopo 3-5 anni si “deve” cambiare, e non da un desiderio profondo della persona. Come distinguere tra questi due impulsi? Come sapere se il cambiamento è voluto perché corrisponde ad una naturale spinta verso qualcosa di più sensato o, invece, ad una convenzione sociale?

Aprirsi ad una moltitudine di scelte

Dopo aver ascoltato le rimostranze di Carla, le posi la domanda: “Sei disposta a esplorare ciò che vuoi veramente, sapendo che questo potrebbe condurti a lasciare il tuo lavoro?”. Insistitei sul fatto che probabilmente, alla fine del coaching, avrebbe cambiato azienda. Carla fu d’accordo e mi disse subito di sentirsi sollevata al pensiero di lasciare.

Attuò il suo piano d’azione, che consisteva nell’analizzare la possibilità di lasciare il suo lavoro e, in un incontro successivo, mi disse che le cose nel suo lavoro avevano cominciato a migliorare.

Dopo altro tempo decise di rimanere, andò dal suo capo per dirgli che voleva restare, ma in altra posizione, più consona alle sue capacità e attitudini. Dopo due mesi si liberò una posizione conforme alle sue aspirazioni e le fu assegnata.

Carla, a proposito della sua vicenda, mi ha detto: “Il fatto stesso di essere in grado di scegliere mi ha fatto capire che ero libera e questa sensazione di libertà mi ha permesso di prendere le distanze dagli elementi negativi del mio lavoro. Grazie al fatto che ero più rilassata, le cose sono migliorate e sono riuscita a identificare chiaramente il tipo di lavoro che avrei voluto svolgere all’interno della stessa azienda».

Il risultato: una VERA scelta!

Ma allora, vuol dire che il coaching dà come risultato il non-cambiamento? Come può essere?

La risposta è al contempo semplice e complessa: quando Carla venne da me, aveva l’impressione di non avere libertà di scelta: “doveva” lasciare il suo lavoro perché non le piaceva più e le “leggi aziendali” dicevano che era nella stessa azienda da troppo tempo. Era come intrappolata in questa situazione e vedeva una sola soluzione: andarsene.

Il mio compito è stato quello di darle la libertà di esplorare tutte le possibilità che le si offrivano dal punto di vista professionale. In questo modo, Carla si è sentita libera: non aveva più una sola via d’uscita, ma ne aveva una PLURALITÀ; a questo punto si trattava solo di scegliere la migliore per lei.

Ha potuto quindi considerare la sua situazione con più calma. Questo cambiamento di prospettiva le ha permesso di passare da uno stato d’animo di recriminazione e lamentela ad uno in cui poteva prendere le cose in mano e sciogliere il problema. Si è sentita responsabile e ha agito con una modalità attiva invece di rimanere passiva come prima. Infatti, lamentarsi è una forma di passività perché, mentre ci lamentiamo, le cose non cambiano.

Allargare il paradosso della scelta ad altri ambiti

Solo quando abbiamo la scelta ci rendiamo conto che non dobbiamo reagire impulsivamente di fronte alle situazioni, ma analizzarle completamente per prendere la decisione migliore.

Il meccanismo del paradosso della scelta può essere applicato a tutti gli ambiti della nostra vita in cui ci lamentiamo di una situazione apparentemente inestricabile. Solo quando facciamo una vera scelta ci possiamo rendere conto che la situazione attuale è forse quella migliore per noi. Passiamo dalla posizione di reazione all’azione consapevole. Cambiando la nostra percezione della situazione, facciamo evolvere il punto di vista, come nel caso di Carla, che ha cambiato il modo di considerare il suo lavoro.

Quali sono i segnali per capire che siamo “bloccati” in una scelta?

• Ci lamentiamo;
• siamo insoddisfatti;
• non vediamo una soluzione al nostro problema;
• siamo passivi, ossia non facciamo nulla di concreto per cambiare la situazione.

Che cosa fare in queste situazioni?

1. Diventare consapevoli delle nostre lamentele e dell’inerzia rispetto alla situazione attraverso gli indicatori di cui sopra (che è già un enorme passo avanti!);
2. distanziarsi emotivamente della situazione e, eventualmente, parlare con una terza persona;
3. analizzare la situazione e le varie alternative;
4. analizzare i vantaggi e gli svantaggi di ogni opzione, sempre in modo pragmatico;
5. prendere la decisione che sembra più appropriata per noi.

Sembra facile, ma siamo onesti: non è spesso più facile lamentarsi che prendere le cose in mano?

Vi invito a decidere da oggi di cambiare una situazione che non vi piace e mettervi in una dinamica di azione positiva.

Buon lavoro!

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