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L’AUTENTICITÀ: in tutto o in parte? Istruzioni per l’uso

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Nell’ultimo numero dell’Harvard Business Review (gennaio-febbraio 2015) troverete un articolo dedicato all’autenticità che illustra come questo concetto, divenuto di gran moda nelle aziende, debba essere applicato con discernimento, in particolare qualora si ricopra una posizione di responsabilità. Il manager non può dire tutto quello che gli passa per la testa ai suoi collaboratori, al suo capo o ai suoi colleghi senza correre il rischio di perdere la sua legittimità, la fiducia degli altri, o di essere ripreso per non rispetto del dovere di riservatezza. Tutti i dirigenti possono testimoniarlo: per fare carriera è utile tenere per se alcuni dubbi e informazioni.

Questo articolo illustra concetti che emergono spesso durante le sessioni di coaching coi miei clienti: i diversi aspetti dell’autenticità.

Primo aspetto: l’autenticità politica

Questo è l’aspetto di cui parla principalmente l’articolo dell’Harvard Business Review.
In una posizione manageriale, non è opportuno rivelare in modo completamente trasparente le proprie opinioni, i propri dubbi e le proprie mancanze, nonché i disaccordi con la propria azienda, anche se talvolta sono cose difficili da sopportare. Per esempio, per rimanere in linea con la politica aziendale, può capitare di dovere rifiutare di promuovere o aumentare lo stipendio di un collaboratore quando invece pensiamo che ne sia meritevole.

L’autenticità politica è, per definizione, parziale. Infatti, dal momento in cui il manager subentra in una posizione di responsabilità, accetta implicitamente anche di non rivelare tutto di sé, di tacere informazioni riservate e anche di essere in linea con la politica aziendale e di promuoverla, anche se in fondo a sé aderisce magari parzialmente.

Questo significherebbe che il manager è «obbligato» ad agire in questo modo? Ovviamente, abbiamo sempre la scelta di lavorare in un’impresa i cui valori sono vicini ai nostri, oppure di creare la nostra impresa affinché sia in linea con noi stessi. L’autenticità politica è la conseguenza di una posizione di responsabilità e implica, in modo implicito, l’accettazione dei valori e dei comportamenti dell’impresa.

• Domande per riflettere: con chi posso permettermi di essere veramente autentico al lavoro ? E con chi è meglio per me mostrare un’autenticità moderata? Quali sono i vantaggi e inconvenienti di ognuno dei due atteggiamenti per me/la squadra/l’azienda?

Secondo aspetto: l’autenticità rispetto a se stessi

L’autenticità rispetto a se stessi è fondamentale per rimanere in sintonia con chi siamo in fondo a noi stessi e per apprezzarci tali quali siamo. Essere in grado di mantenere un sano spirito critico su noi stessi è la chiave per rimetterci in questione, per evolvere e per impedire al nostro animo di invecchiare rimanendo rinchiuso in un ruolo che ci siamo dati.

L’autenticità rispetto a se stessi a volte può essere sgradevole, perché implica l’accettazione delle proprie debolezze e vulnerabilità. Se siamo in grado di “vedere” autenticamente noi stessi, ci diamo la possibilità di migliorare. Rendersi conto di non essere perfetti evita di rimanere bloccati in un ruolo che è come una maschera, e quindi aiuta rinnovarsi perennemente e di avanzare nella vita con vitalità.
Dico spesso ai miei clienti: se in azienda talvolta è necessario nascondere alcune verità, è invece fondamentale che sappiate sempre dire a voi stessi TUTTA la verità su di voi e su quanto vi accade!

• Domande per riflettere: Qual è il mio livello di autenticità rispetto a me stesso – dai un punteggio da 1 (minimo) a 10 (massimo)? Sono soddisfatto di questo punteggio/mi sento bene con questo punteggio? In caso negativo, quale punteggio mi piacerebbe avere? Che cosa potrei fare fin da adesso per cambiare questo punteggio?

Terzo aspetto: l’autenticità rispetto alle persone care

Le ricerche nel campo della psicologia illustrano che il legame sociale positivo e sincero ci fa stare bene in modo durevole.
In particolare, due studi dimostrano che, il ricordo del sorriso sincero della persona cara defunta è uno dei migliori modi di superarne il lutto.
L’autenticità delle relazioni positive con gli altri ci permette di essere felici e di vivere più a lungo.
In un rapporto autentico possiamo permetterci di mostrarci all’altro tali quali siamo, con i nostri punti di forza e anche con la nostra vulnerabilità, senza il timore di essere meno amati.

Non è certo facile avere questo tipo di rapporto che necessita di una reale fiducia nell’altra persona per potersi mostrare pienamente sinceri, senza paraventi né “facciate”. Significa essere capaci di dire «non lo so» ; «mi sento perso»; mi dispiace»; «ho paura»; «aiutami». Questa condivisione profonda e autentica con alcune persone è la chiave per creare legami sociali durevoli che ci procurano una vita appagante e felice.

• Domande per riflettere: a chi mi piacerebbe mostrarmi completamente autentico? Qual è il mio livello di autenticità verso queste persone – dai un punteggio da 1 (minimo) a 10 (massimo)? Sono soddisfatto di questo punteggio/mi sento bene con questo punteggio? In caso negativo, quale punteggio mi piacerebbe avere? Che cosa potrei fare fin da adesso per cambiare questo punteggio?

Conclusioni

L’autenticità è un concetto modulabile che bisogna prendere con le pinze quando ci si trova in ambiente professionale. Al contrario, quando si tratta della nostra vita personale, interiore e con le persone amate, l’autenticità è auspicabile al 100% perché è il segreto del nostro benessere durevole e la chiave per rinnovarci e vivere a lungo restando giovani.

Riferimenti: Harvard Business Review – January-February 2015.
L’articolo è interessante anche per altre idee che non sono citate in questa sede : vi invito a leggerlo!

Bonnanno et al. Facial expressions of emotion and the course of conjugal bereavment.
Journal of Abnormal Psychology 1997, 106: 126-137.
Keltner ert al. A study of laughter and dissociation: distinct correlates of laughter and smiling during bereavement

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