Responsabilità integrale e un cambio di prospettiva

Responsabilità integrale

Will Schutz[1] descrive la responsabilità integrale come la scelta di abbracciare volontariamente la responsabilità dei nostri comportamenti, pensieri, sentimenti, corpo e reazioni; la responsabilità delle cose per cui abbiamo duramente lavorato e di quelle che ci capitano. È la capacità di superare la vergogna e la tendenza a biasimare altro o altri e invece diventare padroni delle nostre scelte. Schutz descrive questo tipo di responsabilità come un modo per liberarci e magari vale la pena di prestare attenzione alle sue parole, specialmente in un momento in cui le nostre case potrebbero iniziare a sembrarci un po’ ‘”strette”.

Will Schutz afferma che l’ostacolo principale alla nostra realizzazione, successo e felicità sia la convinzione che di fronte a uno stimolo iniziale, ci sentiamo in dovere di rispondere con dinamiche automatiche di comportamento, come se gli eventi esterni avessero il potere di determinare la nostra reazione e il nostro destino. Cosa accadrebbe se invece adottassimo un approccio più radicale verso la responsabilità? Se potessimo decidere di rispondere in modo diverso a ciò che ci accade e invertire i nostri ordinari schemi di comportamento? Ribaltando la domanda, quanto ti ritieni il creatore del tuo mondo?

Queste sono circostanze estremamente difficili per porci questa domanda e la risposta può sembrare ovvia. È del tutto naturale sentirsi sopraffatti da una realtà incontrollabile che non sappiamo come gestire e come guardare, ma è esattamente per questo che è così importante chiedercelo adesso, per aprire uno spazio nella nostra mente e lasciare la risposta affiorare, trasformarsi ed evolvere mentre andiamo avanti, una “risposta in corso”.

Se vi va’, vi invitiamo ad essere ancora più coraggiosi e aggiungere un altro tassello a quanto appena detto: in questo momento ci appare chiaro come la responsabilità integrale non sia un concetto diretto solo a noi stessi, ma sempre più insistentemente agli altri. Non ci è richiesto di essere responsabili soltanto del benessere nostro e dei nostri cari, ma anche della prosperità di persone che sono principalmente estranei per noi.

Nati in un’epoca che ha posto un accento smisurato sui risultati e le prestazioni individuali, potremmo lasciarci catturare dall’illusione di poter crescere e progredire separatamente dagli altri, ma ciò che sta accadendo intorno a noi ci sta chiaramente dicendo che non è così. Nelle parole di Eric Klinenberg, professore di sociologia e direttore dell’Institute for Public Knowledge della New York University: “La pandemia del Coronavirus segna la fine della nostra storia d’amore con la società consumistica e l’iper-individualismo. Stiamo assistendo adesso al fallimento catastrofico dei modelli di mercato applicati all’ organizzazione sociale, e allo stesso tempo accorgendoci di quanto un atteggiamento individualista renda questa crisi più pericolosa di quello che potrebbe essere. Alla fine di tutto questo, riorienteremo la nostra politica e approveremo nuovi sostanziali investimenti in beni e servizi pubblici – specialmente per la salute. Saremo in grado di vedere più chiaramente come i nostri destini siano interconnessi”.[2]

Non siamo una singola molecola separata dal resto dell’organismo. Quelle molecole solitarie o muoiono o diventano un cancro. Per quanto sia fondamentale valutare e comprendere i nostri bisogni e talenti – dobbiamo anche mirare ad ottenere una prospettiva della nostra posizione in questo organismo, capire come rispondere alla nostra funzione e come sostenere gli altri perché possano adempiere alla loro, in modo che né noi né loro diventiamo quelle pericolose molecole solitarie che si allontanano alla volta di un destino insidioso.

All’inizio questi concetti possono sembrarci estranei e causare resistenza nei loro confronti, ma come ha detto Albert Einstein: “La misura dell’intelligenza è la capacità di cambiare”, e in questo momento sono richiesti cambiamenti epocali, come collettività. Il cambiamento che produrremo ci parlerà dell’intelligenza che abbiamo sviluppato, non quella del singolo, ma dell’intelligenza collettiva[3]. Poiché le risposte sono ora collocate ad un livello non accessibile al singolo, abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri per acquisirle. Dobbiamo progettare insieme il nostro futuro e dobbiamo assumerci la responsabilità di quel potere che possediamo e che può essere un agente attivo di cambiamento se decidiamo di usarlo.

Quindi, come avvicinarsi a questa “responsabilità integrale”?

Risana la tua vita
Se vuoi aiutare il mondo, devi aiutare te stesso. Guardati dentro per trovare ciò che ha bisogno della tua attenzione, ciò che è irrisolto. Non reprimere i tuoi pensieri e le tue emozioni, ma accoglili con comprensione. Il luogo più potente da cui puoi agire è un luogo di perdono e amore per te stesso.

Abbandona le aspettative sugli altri
Responsabilità integrale significa rinunciare alle nostre aspettative sugli altri e accettare le azioni altrui come fatti. Dimentica il senso di colpa e il biasimo, se non ti piace come stanno andando le cose o come agiscono gli altri, hai altre opzioni e il potere di fare scelte diverse. Concentrati su di te e su cosa puoi fare tu.

Trova possibilità nella difficoltà
Ogni volta che ti trovi di fronte a un’esperienza che non ti piace, chiediti perché non ti piace e come puoi cambiarla e approfittane per conoscerti meglio. Sentirsi una vittima, lamentarsi e incolpare altro da te ti lascerà bloccato e impotente. Ricorda che hai sempre una scelta su come reagire alle esperienze.

Porta silenzio e riflessione nella tua vita quotidiana
Bastano pochi minuti al giorno per riflettere su ciò che non ti piace e sulla tua responsabilità nel crearlo. Allo stesso tempo cerca in te la gratitudine. Prendi nota di ciò che funziona nel tuo mondo; apprezzarlo ti aiuterà a continuare a creare esperienze positive.

Il potere dell’immaginazione

L’immaginazione come “capacità di creare, sviluppare e utilizzare modelli mentali di cose o situazioni che non esistono ancora”[4], è un’abilità cruciale da avere in questo momento per creare nuove opportunità di evoluzione e crescita.

Probabilmente siamo tutti d’accordo nel dire che NON SAPPIAMO che cosa accadrà, come sarà la famosa “nuova normalità”, che realtà si presenterà dopo tutto questo. Ma ecco dove la capacità creativa diventa cruciale: attraverso questo esercizio di immaginazione avremo la possibilità di partecipare alla definizione di questa nuova realtà, di delineare la forma che vorremmo assumesse il nostro futuro e non solo di adattarci ad essa: “I pionieri non si adatteranno solamente ai bisogni mutati, ma proattivamente modelleranno i bisogni percepiti attraverso l’innovazione, l’educazione e la comunicazione”[5].

Detto questo, dobbiamo ammettere che è indubbiamente difficile alimentare l’immaginazione in un momento di crisi, quando la pressione dell’emergenza ci spinge in una modalità di sopravvivenza e tante nuove, spesso drammatiche informazioni devono essere assunte ed elaborate in ogni momento. Quindi, come possiamo creare spazio per un pensiero più creativo all’interno di noi stessi e della nostra nuova realtà?

Prima di tutto, dobbiamo coraggiosamente guardare in faccia i nostri sentimenti e affrontare qualsiasi tipo di stato fisiologico ed emotivo stiamo vivendo, per quanto acuto o incontrollato sia. Proviamo ad osservare e riconoscere ciò che sta succedendo per poi lasciare consapevolmente la presa, come premendo un pulsante “Pausa”, riacquistando l’accesso a una mente più libera e spaziosa che permette capacità di immaginazione. Questo ci aiuterà a ritagliare del tempo per la riflessione perché, anche se questo tempo adesso sembra così effimero e sfuggente, senza fare un passo indietro e riflettere non saremo in grado di vedere il quadro generale, né di accedere a una immagine del futuro malleabile, con cui sperimentare. Mentre ci concentriamo sull’attuale emergenza e sulle misure da adottare per la nostra e altrui sicurezza, cerchiamo di essere aperti a pensare al futuro, di creare un po’ di spazio per quello.

In secondo luogo, poni a te stesso e agli altri domande aperte. In tempi di cambiamenti radicali, non è possibile avere risposte immediate o certezze: le cose mutano costantemente. La cosa migliore può essere quindi iniziare a porre nuove domande aperte a sé stessi e agli altri. Creatività significa andare oltre le alternative familiari e avventurarsi nell’esplorazione di territori sconosciuti. Immagina ogni domanda come una nuova scatola colorata che stai aprendo, in attesa di essere riempita da tutti gli elementi che comporranno la tua risposta; ora è il momento di aprire quelle scatole, non preoccuparti del contenuto, arriverà.

Terzo, divertiti! Giocare con pensieri e idee è il modo in cui creiamo nuove connessioni tra le cose, immaginando ciò che è possibile e aprendoci all’ispirazione. C’è un semplice esercizio che usiamo nel coaching per espandere gli orizzonti, magari ti può piacere: immagina di guardare le cose con gli occhi di tuo figlio, del tuo gatto, di un amico, una figura storica, un delfino o qualunque cosa la tua fantasia ti proponga…come appare la realtà? Cosa diresti al riguardo da quel punto di vista? Di cosa avresti bisogno? Permettiti di sentirti sciocco perché … chi se ne importa? Qui l’unico che può giudicarti sei tu! Ridere, giocare con pensieri colorati e selvaggi, fantasticare con idee impossibili (e chi lo dice?) ti darà un po’ di sollievo e ti aprirà a nuovi punti di vista, preziosi adesso per allentare la presa e rilasciare un po’ di stress, oltre che regalarti una sana scarica di energia! Non dimenticare: è permesso essere felici anche nel mezzo di una pandemia.

Quarto, cerca colleghi e amici che possano sognare con te. Se sognare da solo è divertente, sognare insieme è meraviglioso. Se ci impegniamo a facilitare l’immaginazione collettiva, le idee non diventeranno solo più grandi e luminose, acquisiranno il potenziale per diventare REALTA’. Quando il gioco è così grande, dobbiamo trovare nuove soluzioni creative unendo le forze. Incontrati con gli altri in uno spazio (virtuale!) aperto, senza giudizi: incoraggia idee pazze, non familiari, non sviluppate, controintuitive o controcultura…apriranno la strada a ciò che è possibile.

Infine, vedi in questa crisi il seme dell’opportunità. Cerca di vedere tutto questo come un grande insegnante che viene a darci una lezione e lo spazio per ripensare radicalmente i comportamenti in cui ci siamo radicati. Siamo veramente vittime di questa situazione o forse il nostro modo di gestire le cose, guardare le cose, prenderci cura delle cose, non era esattamente perfetto e può beneficiare di qualche ritocco? Bene, eccoci qui, questa è la nostra occasione.

Come dicono Reeves e Fuller nel loro articolo: “L’immaginazione può sembrare un lusso frivolo in una crisi, ma in realtà è una necessità per costruire il successo futuro”.[6]

Un cambiamento di prospettiva, tempo di gratitudine

In questa ridefinizione della normalità, molti di noi sono anche costretti ad assumere ruoli che di solito sono riservati ad altri, oltre a rendersi conto di ciò che è veramente fondamentale per il nostro sostentamento di base. Molti lavori o attività su cui ora facciamo affidamento probabilmente non erano l’oggetto principale della nostra gratitudine in periodi di maggiore abbondanza o libertà di movimento. I ruoli e le strutture sociali che abbiamo dato per scontate ci stanno dimostrando quanto sia fondamentale la loro esistenza. Google sta proponendo vignette ogni giorno per ringraziare ricercatori, chi lavora negli ospedali, insegnanti, addetti alla spedizione e alla consegna di prodotti, agricoltori e fornitori di generi alimentari, operatori dei trasporti pubblici…tutti coloro che ci fanno andare avanti, spesso a loro rischio e pericolo, in questo momento di necessità.

Ci rendiamo poi conto di cosa vuol dire mettersi nei panni degli altri, adesso che ad esempio tanti di noi devono occuparsi in misura molto maggiore dell’educazione scolastica dei propri figli. Gli insegnanti stanno lavorando duramente e facendo del loro meglio per gestire le sfide dell’insegnamento online, ma dall’altro lato dello schermo i genitori devono accollarsi ulteriori responsabilità: mantenere i loro figli coinvolti e in pari con i compiti, mentre continuano a dedicarsi al loro lavoro e alla gestione della casa. E devono farlo con i bambini che sono naturalmente irrequieti e annoiati da una realtà virtuale confinata che fornisce uno sfogo piuttosto scadente per quell’incessante energia che attraversa i loro giovani corpi.

Questo nuovo scenario ci consente di accedere ad ulteriori livelli di consapevolezza verso gli altri e il ruolo che svolgono. È un’enorme lezione sull’empatia e un invito a scendere dalla nostra prospettiva individualistica per guardare a ciò che è veramente importante per la nostra sicurezza e benessere come società: salute, cibo, istruzione … Quanto abbiamo investito in questi campi? Quanta considerazione abbiamo riservato agli operatori e ai professionisti di questi settori? E più in generale: quanta attenzione abbiamo prestato a ciò che ora si mostra fondamentale?

Reinventare questa nuova normalità del lavoro da casa, o del dover ripensare il proprio lavoro, e stare molto vicini o molto lontani dalle nostre famiglie ci sta costringendo a dedicare uno sguardo più profondo alle nostre priorità e alla definizione dei nostri bisogni. Ci sta costringendo a riconsiderare chi siamo e ciò che apprezziamo. Allo stesso tempo, iniziamo a renderci conto di quanto siano diverse le esigenze e i valori di ognuno: imparando a rispettare le nostre necessità e la nostra ricerca di significato, comprendiamo come anche tutti gli altri abbiano diritto a soddisfare le loro.

Con il passare dei giorni, stiamo cominciando a capire come ogni ruolo e funzione siano fondamentali per la gestione di questo organismo complesso di cui facciamo parte, come non possiamo prescindere dagli altri in qualsiasi cosa facciamo o abbiamo accesso.

Stiamo assistendo al cambiamento di regole che pensavamo non potessero essere cambiate, grazie all’emergenza vediamo come molte di queste siano modellabili, evitabili o inutili. Grazie a questo campanello d’allarme, abbiamo l’opportunità di renderci conto di come le nostre abitudini e comportamenti radicati possano sgretolarsi in nome di una rinnovata consapevolezza e della necessità di valutare ogni passo che scegliamo di fare. Facciamo in modo che questo ci porti a smettere di comportarci in maniera automatica e senza pensare, e ci aiuti invece a focalizzare la nostra attenzione sullo scopo e sulle conseguenze di ciò che stiamo facendo.

Nelle parole di Peter T. Coleman, professore di psicologia alla Columbia University: “Gli studi hanno dimostrato che modelli relazionali forti e duraturi spesso diventano più suscettibili al cambiamento dopo che un certo tipo di grave shock li ha destabilizzati. Ora è il momento di iniziare a promuovere modelli più costruttivi nel nostro discorso culturale e politico. Il tempo del cambiamento sta chiaramente maturando”.[7]

Scritto da Anna Gallotti e Selika Cerofolini

[1] Will Schutz, The Human Element, Jossey Bass Business & Management Series, 1994
[2] https://www.politico.com/news/magazine/2020/03/19/coronavirus-effect-economy-life-society-analysis-covid-135579
[3] Maya Sigala, Incertitumbre Y Salud Mental, Aprile 2020, https://www.mayasigala.com/2020/04/12/incertidumbre-y-salud-mental/.
[4] Martin Reeves and Jack Fuller, We Need Imagination Now More Than Ever, HBR, 10 Aprile, 2020.
[5] Martin ReevesPhilipp Carlsson-SzlezakKevin Whitaker and Mark Abraham, Sensing and Shaping the Post-COVID Era, BCG Henderson Institute, 3 Aprile, 2020.
[6] Martin Reeves and Jack Fuller, We Need Imagination Now More Than Ever, HBR, April 10, 2020.
[7] https://www.politico.com/news/magazine/2020/03/19/coronavirus-effect-economy-life-society-analysis-covid-135579

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