Leadership gravitas, alla scoperta di questa qualità poco conosciuta e cosi importante

Che cos’è la gravitas? Perché è importante che un leader ce l’abbia? Questa newsletter prende spunto da uno scambio con un mio cliente in cui entrambi cercavamo di definire questa qualità cosi importante nella leadership di oggi.

In questo articolo parleremo della gravitas in ambito professionale, ma potremmo fare le stesse considerazioni in ambito personale. Quando siamo genitori, o organizziamo una gita con un gruppo di amici, la gravitas permette di trasmettere serenità a noi stessi e a coloro che ci circondano.

Cominciamo col definire cosa NON è

Innanzitutto vi dico cosa non è, nell’accezione che ne do qua ora:

– non è la serietà forzata per darsi un tono o prendere le distanze dalle persone

– non è la superiorità che si dà il “pater familias” romano che governava sulla sua famiglia come un padrone

– non è nulla che ha a che vedere con l’età o con il sesso della persona che la porta. Ho visto bambini con leadership gravitas!

Cerchiamo di definire cos’è

La gravitas è il frutto di un allineamento tra identità, azioni, emozioni e sentimenti, parole, autocoscienza del proprio corpo e delle sue reazioni/azioni.

Ci sono persone che vivono in pace con sé stesse perché si conoscono a sufficienza e sono pienamente consapevoli delle loro forze e delle loro debolezze. Di conseguenza smettono di cercare di dimostrare agli altri chi sono con il fare cose, ma agiscono nel mondo perché sanno chi sono.

La gravitas è quella qualità che ci permette di dire che quella persona è degna di fiducia e di rispetto. Non si tratta di una qualità passeggera. Una volta acquisita in genere ce la si porta dietro tutta la vita. In genere leader che hanno questa qualità hanno l’arte di motivare i loro collaboratori per raggiungere l’obiettivo, sanno anche canalizzare e focalizzare le energie di un gruppo, ma sanno anche dare serenità mantenendo la calma in momenti di turbolenza.

L’immagine che mi viene è quella del bambù che si piega perché è agile, ma non si rompe perché è estremamente solido.

La gravitas si esprime nell’essere più che nel fare perché richiede una autoconsapevolezza di sé sul momento. Nel senso in cui la intendo qua e ai fini di una leadership efficace, un leader che ha gravitas è anche capace di ammettere che ha torto perché sa che non è stato coerente con sé stesso e con gli altri e lo sa dire senza perdere la sua autorevolezza agli occhi altrui, anzi aumentandola.

Un leader che possiede gravitas non ha bisogno di avere ragione, o di avere la migliore idea perché sa che il suo ruolo è quello di fare esprimere il migliore potenziale nelle altre persone. È una persona appassionata del suo lavoro o della causa che difende perché gli permette di esprimere le sue migliori qualità.

E quando la gravitas è scarsa…

Come esempio di scarsa gravitas possiamo pensare agli adolescenti che si agitano e si oppongono per capire chi sono, oppure alle persone che cercano in tutti i modi di conformarsi a un ambiente essere come gli altri o chi vorrebbe fare un lavoro che in realtà non gli si addice. Mi succede anche di incontrare persone che hanno poca gravitas a causa dello stress per cui diventano irritabili, incoerenti nei messaggi che danno.

Vi è mai capitato di arrivare alla fine della giornata stanchi, con l’impressione di avere corso al lavoro dalla mattina alla sera, ma senza sentirvi appagati? Lo zapping sui temi di lavoro, il ritmo e la quantità di informazioni che dobbiamo assorbire, spesso ci fanno sentire “decentrati” da noi stessi.

La gravitas è anche difficile da combinare con la manipolazione perché se non c’è sincerità è difficile esprimere appieno se stessi. E siccome la gravitas è una questione di essere e non di fare, la manipolazione non è molto compatibile.

Perché ve ne parlo e perché è utile nel mondo di oggi?

In un mondo con poche certezze, è importante avere leader che tengano il timone con saldezza motivando i collaboratori di fronte ai continui cambiamenti e al contempo infondendo stabilità e sicurezza. L’esercizio non è facile. Infatti, a fronte a cambiamenti di strategia, talvolta i leader o diventano direttivi con l’illusione di tenere salde le redini, oppure trasmettono stress senza neppure accorgersene, destabilizzando i collaboratori e talvolta tutta l’azienda, oppure ancora pensano di fare bene ascoltando i loro collaboratori, ma non sanno prendere decisioni o tenere le decisioni prese. Noto che i dirigenti non sempre hanno la piena coscienza dell’impatto delle loro azioni, parole o non azioni e silenzi sull’insieme dell’azienda. È vero che più una persona è ai vertici, meno possibilità ha di ricevere feedback da altri col rischio di aumentare ancora questa poca autoconsapevolezza.

Come si fa ad acquisire la gravitas?

Qui viene il punto più difficile perché la gravitas non è un qualcosa che si acquista dall’oggi al domani. È il frutto di un lavoro continuo su di sé che dura tutta la vita. Dal momento in cui interrompiamo il lavoro su di noi, c’è un forte rischio che la nostra autocoscienza diminuisca.

Da dove cominciare?

Direi di cominciare chiedendo un feedback onesto a coloro che lavorano con voi. Non sto parlando del questionario 360°, ma di un feedback a voce da persona a persona. Vi invito a sollecitare colleghi e anche qualche buon amico. Prendete il feedback come viene senza rispondere quando lo ricevete perché se rispondete vuol dire che non lo avete ascoltato fino in fondo. Scrivetelo mentre lo ascoltate per poi rileggerlo e con calma e in un secondo momento cercare di capire quali sono i punti più importanti per voi in questo feedback.

Poi vi invito a focalizzare la vostra attenzione su un punto della vostra personalità che volete fare evolvere, ma solo un punto perché solo dedicandoci molta attenzione potrete ottenere risultati validi.

Un esempio

Per esempio, in questo ultimo anno mi sono dedicata a uno dei miei difetti principali, l’impulsività e la reattività. In alcune circostanze è meglio osservare pienamente la situazione tale e quale si presenta per poi agire in modo pacato e pensato, invece di agire nell’immediato, magari senza avere bene preso in considerazione tutta la situazione. Ho iniziato a osservare le mie reazioni di fronte a situazioni stressanti e di contrarietà per prendere coscienza dei meccanismi che facevano scattare in me reazioni impulsive. Dopo avere passato un bel po’ di tempo sull’auto osservazione a posteriori, ho cominciato a imparare a osservarmi nelle situazioni, mentre mi accadevano. E mi sono accorta che il semplice fatto di auto osservarmi mi permetteva di essere meno reattiva. Poi ho cominciato a prendere più tempo per pensare, soprattutto di fronte a situazioni complesse e talvolta a scrivere per mettere giù le idee e ordinarle. Ho imparato anche a prendere il tempo di rimettermi in contatto con il mio corpo, attraverso la respirazione e esercizi per ricentrarmi.

Adesso, dopo un anno, mi accorgo molto più facilmente quando scatta in me la molla dell’impulsività. Mi rendo conto che nelle circostanze che richiedono pacatezza riesco a mantenere la calma più facilmente e ad aiutare gli altri a prendere decisioni più riflettute.

Questo lavoro sull’impulsività ha avuto un effetto positivo sia al lavoro che in famiglia o con gli amici. La cosa più interessante è che ha avuto effetti positivi al di là delle mie aspettative perché per esempio mi sento molto più sicura di me, anche in circostanze difficili; mi sento anche più ascoltata dagli altri perché vedono che le mie idee sono pensate; infine mi sento più libera e leggera perché prima mi sentivo un po’ sopraffatta dei miei sentimenti sul momento che erano molto forti. Ora li lascio scivolare molto di più, ci rifletto e non mi sento più presa nelle mie emozioni come prima.

Le tappe in sintesi

Se devo riassumere le tappe per acquisire più autoconsapevolezza e dunque più gravitas:

1. Cerca il feedback di colleghi e amici e prendilo in conto

2. Scegli un asse di miglioramento su cui vuoi concentrarti

3. Auto osservati a posteriori nelle situazioni che sai “a rischio”

4. Poi mano a mano auto osservati durante la situazione

5. Prendi in conto le reazioni del tuo corpo e aiutati con la respirazione

6. Pensa a un altro modo di fare che sia più adatto alla situazione e che ti richiede uno sforzo di cambiamento

Dopo sei mesi, incomincia a vedere che effetto fa questo lavoro di attenzione su di te e sugli altri e continua finché non vedi che il cambiamento è consolidato.

E poi scegli un altro campo di evoluzione per te e di osservazione, non è mai finito!

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