La filosofia al servizio del leader

In un’era segnata dalla sovrabbondanza di informazioni, false notizie, oceani digitali, realtà virtuali è facile lasciarsi inondare da una sensazione di disorientamento e sentirsi un po’ persi. A cosa credere? Come guardare al futuro?

Non siamo i primi a cercare di orientarci nella comprensione della realtà. La ricerca della verità, di un senso e una direzione rispetto a quanto ci circonda ha accompagnato l’essere umano fin dalla sua nascita. In un momento di bilanci e pianificazioni come il primo mese dell’anno, quando il nostro sguardo si svolge sull’orizzonte del prossimo futuro, possiamo forse fare appello alla saggezza dei nostri antenati per guadagnare una più ampia prospettiva.

Allargare le nostre prospettive

Nel corso di migliaia di anni, l’esistenza dell’uomo è stata retta da miti, da forze supreme alle quali gli uomini offrivano sacrifici, immolando esseri viventi, rinunciando a piaceri o imponendosi pratiche coercitive. Queste forze supreme servivano a spiegare gli eventi del mondo e della vita degli uomini, a dare una giustificazione alle disgrazie personali, alle tempeste devastatrici dei campi o a momenti di gioia e di prosperità. Il mito permetteva in parte all’uomo di deresponsabilizzarsi nella ricerca di un senso alla vita e delle proprie scelte: forze superiori erano padrone del suo destino. Gli uomini subivano queste forze e, allo stesso tempo, potevano servire da discolpa per spiegare le disgrazie della vita, comprese quelle delle quali forse erano responsabili.

Con la filosofia, per la prima volta nella storia dell’uomo, gli antichi pensatori greci escono da una esistenza guidata dai miti e affrontano la propria vita, le scelte, le contraddizioni. Sin dal principio la filosofia trova la sua ragione d’essere nella ricerca di un sapere indiscutibile e assoluto: la Verità (con la V maiuscola).

Questa ricerca della Verità consiste per i primi filosofi nel rivolgersi al «Tutto»: all’insieme di quanto ci circonda e del quale noi stessi siamo parte.
Secondo i greci antichi la Verità non risiede in una dimensione particolare della realtà: è nella Totalità delle cose. Quindi quando lottiamo o siamo in disaccordo su un argomento, ciò è dovuto alla nostra incapacità di guardare al Tutto e alla nostra propensione a concentrarci solo su una parte di questo.

Riportare l’attenzione al Tutto può aiutare ad accettare la complessità di una situazione in cui ci sono divergenze tra le parti interessate, ognuna delle quali vuole difendere la sua posizione. La possibilità per il manager/leader è allora quella di mettersi al di sopra delle parti abbracciando l’alterità e la complessità della situazione, cercando di trovare una soluzione che rispetti e benefici il principio comune per cui tutti stanno lavorando: la missione dell’azienda, al di là degli interessi particolari. Mostrare una più ampia prospettiva in cui tutte le parti possano riconoscersi, nel rispetto e nella valorizzazione dei loro singoli ruoli, aiuta la collaborazione.

Guardare ai fatti per mantenere il focus

Due concetti ci aiutano a definire il Tutto. Vi prometto che sarò breve in queste due definizioni dense di significato!

Il primo è quello della Physis, definita da Aristotele come la parte del Tutto corrispondente alla realtà che si svolge sotto i nostri occhi ogni giorno. In linguaggio aziendale la Physis sono gli uffici, le persone, le presentazioni, i progetti, eccetera. Se si considera la radice indoeuropea della parola, troviamo anche significati come «essere», «luce». La Physis diventa quindi “ciò che esiste”, ciò che possiamo concretamente osservare alla luce del sole.

E’ molto utile riportarci a questo concetto di osservazione del reale quando, per esempio, cominciamo ad elucubrare in reazione a cose che pensiamo che gli altri pensino di noi; oppure di fronte a pettegolezzi o “voci di corridoio”. La Phyisis ci ricorda che non c’è nulla di più solido dei fatti concreti e che talvolta, per non farci prendere dal turbine delle paure e delle “psicosi” aziendali, è molto più sano attenerci strettamente ai fatti concreti.

Il Tutto è anche il Kosmos. Ai tempi della Grecia classica (V-IV secolo a.C.), questo vocabolo designava l’universo come sistema ordinato e armonico, in opposizione al Caos originale.

La caratteristica principale del Kosmos è quindi l’ordine come integrazione, interrelazione e interdipendenza di tutte le parti che lo compongono, mantenendo il Sistema in equilibrio. Ciò ci mostra che ogni parte ha un ruolo, non soggetto a giudizi di valore, poiché necessarioall’armonia dell’intero Sistema e condizione per la sua stessa esistenza. Ognuno di noi contribuisce ad aumentare o a diminuire l’ordine e l’equilibrio, come ognuno di noi contribuisce anche a sconvolgerlo.Avete mai notato gli effetti di quando arrivate in ufficio di cattivo umore? Oppure l’effetto di una persona che è calma quando voi siete agitati? Che lo vogliamo o no, i nostri umori condizionano gli altri, il loro desiderio di aprirsi con noi o meno e l’armonia o la disarmonia che ne deriva.

Preferite essere considerati come portatori di Caos o di Kosmos?

Superare le apparenti divergenze grazie all’Arché

L’Arché è quanto d’identico si trova simultaneamente in cose diverse, la dimensione da dove provengono le cose e dove ritornano, l’inizio che governa il mondo e la forza che lo sostiene.

Fondandosi sull’Archè, i filosofi antichi hanno dimostrato che l’apparenza è una guida illusoria delle cose. Solo il Tutto, il principio essenziale che ci forma e in cui tutti ci riconosciamo, costituisce la Verità ben fondata che deve guidare le nostre azioni. Ciò su cui dobbiamo basare la nostra condotta è quindi un principio di unità e di comprensione dell’interdipendenza di tutte le cose, ruoli e funzioni.

In questa ottica le differenze non diventano più motivo di separazione, ma solo di arricchimento, poiché non sono altro che una diversa manifestazione di qualcosa che è nella sua essenza uguale a noi.

Pensiamo al disaccordo con qualcuno. Nella mia pratica di coach, mi accorgo che spesso le persone sono in disaccordo più perché pensano di esserlo, che perché lo siano realmente. L’apparenza piuttosto che la realtà fattuale. Quello che fa difetto è un’ottica integrativa e di curiosità. L’altro giorno in un workshop di un comitato di direzione, nel corso di una discussione accesa in cui si manifestavano disaccordi, ad un certo punto, quando la situazione sembrava completamente bloccata e ognuno ribatteva la propria idea senza ascoltarsi, il Direttore Finanziario, ha posto la “domanda magica” al Direttore Marketing: “mi potresti spiegare perché la pensi cosi?” Di colpo, si sono calmati tutti e la spiegazione ha permesso di capire la logica del Direttore Marketing per poi rendersi conto che si trattava di un malinteso. Alla fine il gruppo ha trovato una soluzione a cui nessuno prima aveva pensato e che andava bene a tutti. L’Arché al lavoro: trovare il punto comune in argomenti in apparenza diversi.

Come scrive la poetessa Americana Audre Lorde: “Non sono le nostre differenze che ci dividono. E’ la nostra incapacità di riconoscere, accettare e celebrare queste differenze”.

Come potremmo uscire da interminabili (e inutili!) discussioni se ascoltassimo tutte le parti liberi da giudizi e interpretazioni? Che risvolto potrebbe avere l’accettare una situazione complessa senza tentare di sezionarla ma cercando ciò che di comune si può trovare in ogni posizione?

È quanto noi chiamiamo oggi “mollare la presa”, rinunciare alla volontà di imporre uno specifico significato a ciò che ci circonda, consapevoli che la nostra rappresentazione non è se non un punto di vista tra tanti altri, e che le cose esistono e hanno un senso proprio, indipendente da quello che si vorrebbe loro conferire per avere l’illusione di dominarle.

Diceva Eraclito: “gli uomini svegli hanno solo un mondo, gli addormentati ciascuno il proprio”. In questo modo definiva i secondi come quelli con credenze forti, che cercano di imporre il loro senso alle cose, tutto sommato invano. Potrebbe invece essere il ruolo del manager/leader, quello di “svegliare” chi ancora è filosoficamente addormentato?

La realtà è negli occhi di chi la guarda, questo inizio di un nuovo anno potrebbe essere l’occasione di scegliere un nuovo sguardo.

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