Un invito a riflettere

Prendiamo esempio da Carl Gustav Jung :

Quest’estate ho letto il libro di Carl Gustav Jung “Ricordi, sogni, riflessioni” in cui il famoso psichiatra svizzero, che a quel tempo aveva 83 anni, racconta la sua vita interiore, il viaggio della sua anima dalla prima infanzia fino al momento in cui ha scritto questo libro.

È un libro scritto meravigliosamente e vi consiglio vivamente di leggerlo. Vorrei ora condividere con voi alcuni pensieri che mi sono venuti in mente mentre scoprivo l’anima di questo grande uomo.

La straordinaria capacità di Jung di comprendere la sua anima

Jung apre la porta ai suoi pensieri, ai suoi sogni e ai suoi ricordi che descrive con una precisione incredibile, come se fossero accaduti il giorno prima. La sua vivida descrizione di un sogno sognato quando era un bambino ci fa domandare come sia possibile ricordare una tale abbondanza di dettagli alla sua età matura! È vero che ha scritto tutti i suoi sogni in un diario, ma dubito che ha iniziato il suo diario quando aveva tre anni. Mentre ricorda i suoi viaggi, descrive con una profusione di dettagli i suoi sentimenti, stati d’animo e pensieri, come un pittore impressionista con la sua moltitudine di paesaggi e colori.

Mi sono chiesta: come ha fatto? Quali sono i fattori che hanno contribuito a questa capacità di esplorare e descrivere la sua anima?

Trascorrere del tempo con sé stessi

Jung era un avido lettore con una memoria eccezionale. Aveva una biblioteca costruita nella sua casa sulle rive del lago di Zurigo, che divenne il suo luogo di ritiro per la lettura, il pensiero e la scrittura.

Leggendo il suo libro ho capito che aveva bisogno di tempo per stare con sé stesso. La nostra anima non è un computer che possiamo accendere premendo un tasto. Esplorare la nostra anima richiede tempo e richiede di liberarci dal “rumore” della vita quotidiana, dalle molteplici attività, dai nostri impegni, dalla nostra corsa quotidiana per soddisfare le scadenze personali e di lavoro. Solo allora, dopo esserci calmati, possiamo iniziare il nostro viaggio all’interno di noi stessi. Eppure, la ricerca dell’anima, l’analisi dei nostri sentimenti e dei nostri pensieri non è affatto un processo spontaneo: è un esercizio che richiede tempo e una pratica costante. L’autoanalisi è qualcosa che impariamo: non avviene in maniera automatica. È paragonabile ad un’attività sportiva: cominciamo imparando i diversi movimenti, ma abbiamo bisogno di tempo e pazienza per padroneggiare i movimenti, goderne e poi continuare. Molti credono che i primi pensieri o sentimenti che vengono a galla sono quelli giusti. È un errore, in quanto solo dopo un’esplorazione approfondita cogliamo i nostri molteplici sé.

Un’esperienza personale

Alcuni giorni fa sono andata a vedere un cliente che aveva espresso critiche per un lavoro che avevo consegnato. Anche se nel complesso era soddisfatto, la sua critica mi aveva ferita perché avevo trascorso molto tempo a scrivere una relazione molto dettagliata. Avrei potuto pensare: “questo cliente non capisce nulla di quello che faccio”, o avrei potuto fare una generalizzazione: “non vuole più lavorare con me”, o “sono senza speranza”. Ammetto che la mia prima reazione non è stata piacevole, ma ho deciso di prendere un respiro profondo e darmi il tempo per permettere alle altre facce del mio sé interiore di emergere. Pensavo al momento in cui avevo iniziato a lavorare alla relazione: ero stanca, preoccupata di non essere in grado di eseguire correttamente il lavoro. In altre parole, mi sono fatta prendere da sentimenti immediati e ho reagito impulsivamente, il che ha portato al mio errore. Questo mi ha ricordato le mie solite trappole comportamentali: impulsività e rapidità, due qualità che a volte possono (ma non sempre!) essere molto utili. Questa realizzazione mi ha permesso di prepararmi ad accettare la critica del cliente in presenza di tutta la sua squadra (sapevo che ciò sarebbe accaduto!) e ad adottare un atteggiamento positivo che mi ha permesso di trovare una soluzione insieme al mio cliente.

La trappola del tempo

“Trovare il tempo per …” è la principale lamentela dei miei clienti: come possiamo affrontare la miriade di e-mail, incontri, impegni? Smettiamo di ingannare noi stessi: Jung era uno degli psichiatri più notevoli della nostra epoca, era un lettore avido, ha studiato, ha curato i suoi pazienti, è stato il capo di un ospedale psichiatrico, è stato il presidente dell’associazione internazionale di psicoanalisi, ha riempito un diario con i suoi sogni e pensieri, è stato uno scrittore prolifico (lettere e libri), e ha viaggiato in tutta Europa, America, Africa … e nonostante queste innumerevoli attività ha trovato il tempo per esaminare la sua anima, analizzare il suo sé interiore, accettare i suoi difetti, essere la cavia dei suoi esperimenti.

Certo, non siamo Jung, ma i grandi uomini dovrebbero essere un’ispirazione, non trovate? Anche se non possiamo raggiungere tali livelli e viviamo in un’epoca diversa, sono convinta che possiamo trovare il tempo per … tutto quello che serve è la volontà di farlo.
Nel mio lavoro come coach di dirigenti spesso incontro clienti che trovano il tempo di pensare a se stessi. Un cliente ha recentemente affermato: “Se dovessi guardare la mia agenda, non troverei mai trovato il tempo per questo coaching, ma ho deciso di dare priorità. Se non miglioro io, come posso migliorare la mia azienda? ”

Relazione di causa ed effetto tra lo sviluppo del manager e della società

Quando un dirigente raggiunge un elevato livello di responsabilità, lo sviluppo personale ha un impatto diretto sul modo in cui gestisce i suoi collaboratori, affronta il cambiamento, introduce un cambiamento organizzativo nella sua azienda. Spesso è difficile comunicare l’importanza del rapporto diretto e fondamentale tra lo sviluppo personale e quello organizzativo. Se i dirigenti dell’azienda decidessero di esaminare il proprio sé, capirebbero che le loro contraddizioni, la loro ambivalenza, la loro capacità o la loro incapacità di prendere decisioni hanno un enorme impatto sui loro collaboratori e quindi sull’intera azienda. Infatti i dipendenti spesso imitano, consciamente o inconsciamente, quello che succede al piano esecutivo. L’ispirazione e la trasformazione di un’impresa spesso dipendono non solo dalle qualità personali, ma anche dall’apprendimento di come guardare nel proprio sé e nell’accettare e superare i difetti. Questo esercizio può a volte sembrare difficile e può richiedere aiuto dall’esterno, ma a volte possiamo allenarci per farlo da soli.

La chiave del successo e un invito

La chiave del successo, che ho imparato leggendo il libro di Jung, è l’umiltà nei confronti di noi stessi, il che significa accettare la nostra umanità e quindi la nostra inadeguatezza.
Di conseguenza vi invito a ritagliare del tempo per iniziare i vostri esercizi spirituali subito, adattandoli al ritmo e usando i metodi adatti alla vostra personalità. Nel mio caso so che, per pensare correttamente, devo impegnarmi in molte attività e poi prendere una pausa o scrivere.
Solo cinque minuti al giorno possono fare una vera e propria differenza, anche quando conduciamo vite indaffarate…

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