Il pessimista si lamenta del vento. L’ottimista si aspetta che cambi. Il leader aggiusta le vele.”
– John Maxwell
C’è qualcuno che decide lassù?
Le mie recenti attività di coaching mi hanno portato a una strana scoperta. Nella maggior parte dei casi, i team sono molto lucidi riguardo a ciò che non funziona, ma nessuno agisce, nessuno si sente in potere di cambiare le cose. Al contrario, c’è spesso una forma di rassegnazione, di fronte a fenomeni che tutti, individualmente, considerano non funzionare bene. Ecco alcuni esempi di casi che ho riscontrato:
- Modificare la frequenza o la struttura delle riunioni quando è da tempo che non producono risultati soddisfacenti
- Collaborare mentre vi è un accordo sulla necessità di farlo e i benefici sono chiari
- Focalizzarsi su argomenti strategici invece di essere sempre di corsa e senza la possibilità di “alzare la testa”
- Riprendere i propri colleghi quando hanno atteggiamenti contrari ai valori dell’azienda (ad esempio, umiliano le persone in pubblico)
- o quando non mantengono la parola data
- Dire che le cose non funzionano bene nella squadra quando tutti o molti membri hanno questa sensazione
- Cambiare le regole del gioco quando non sono più adattate al mercato o ad un contesto che è cambiato
Un paradosso all’interno delle aziende
Potrei continuare l’elenco degli argomenti che vedo ricorrenti nei coaching dei leader e dei comitati di direzione.
A volte ho l’impressione che agiscano senza rendersi conto che sta a loro cambiare e formulare regole operative che funzionano. Invece, o aspettano che qualcuno prenda l’iniziativa (ma chi?), oppure trovano il modo di dare la responsabilità di ciò che è sbagliato al “Gruppo” o al “fondatore” o agli “azionisti”… in breve c’è sempre qualcuno al di sopra di noi a cui fare riferimento come ragione per cui non e’ possibile o in nostro potere cambiare le cose.
Non è così semplice: l’empowerment fa paura
Concedersi il potere di cambiare le cose, o “empowerment” significa essere responsabile di te stesso e degli altri con cui interagisci.
Sartre ha affermato che sentirsi responsabili ci mette di fronte a un’ansia esistenziale. Se ho la responsabilità ultima delle mie azioni, significa che:
- Non ho nessuno a cui posso dare la colpa per i miei errori o fallimenti
- Sono solo di fronte alle mie scelte
- Non c’è nessuno che mi salvi
Quando si tratta dei leader dell’azienda, i membri del comitato direttivo possono solo rivolgersi a se stessi in caso di fallimento, sono soli di fronte alle loro scelte e non possono rivolgersi a un “Salvatore” perché spetta a loro assumere questo ruolo. Ma essere responsabili fa paura!
Di fronte a questa responsabilità ultima, la reazione umana è di bloccarsi, di non cambiare nulla. Meglio continuare ad avere le stesse riunioni inutili, gli stessi comportamenti non collaborativi, senza dire nulla. Tutto è bloccato, come in un gioco di attori in cui le persone recitano sempre la loro parte, mentre sanno che dovrebbero recitarne un’ALTRA.
Empowerment = libertà
Ma allora, come sbloccare le cose? Come cambiare?
Innanzitutto, il disagio degli individui è un ottimo indicatore del fatto che è necessario cambiare, che è il momento di farlo. Quindi, invece di dire loro di scacciarlo, li invito ad accogliere questo sentimento perché è da questa capacità di indignarsi che può nascere il DESIDERIO del cambiamento.
Perché questo desiderio sia fonte di effettivo cambiamento però, è essenziale che sia condiviso, il che implica parlare in modo autentico con gli altri. Durante i coaching di squadra, incoraggio questo dialogo autentico, poiché è un grande vantaggio per tutti. Infatti ha l’effetto di sbloccare l’energia: una volta che le cose sono state dette, tutti in generale concordano sul fatto di poter parlare tra loro su nuove basi e agire ripensando le dinamiche della propria squadra, le riunioni e prendendo decisioni che fanno bene a tutti. La libertà di parola, così ben incanalata, fa molto bene e dà molta libertà.
Quindi, cari membri dei comitati di direzione o membri di una squadra in cui notate che ci sono disfunzioni, vi invito a DARVI LA LIBERTÀ di parlare per dare l’empowerment a voi stessi. Se non sei tu a darti questo permesso, nessuno te lo darà!
Supera le tue paure e condividile
Come abbiamo detto sopra, la responsabilità ultima delle proprie azioni fa paura. A meno che l’individuo abbia patologie che inibiscono questa paura, tutti sono in grado di sentirla. La reazione molto umana di fronte a un’emozione spiacevole è di fare lo struzzo: fingere che non esista, o dimenticarsene rifugiandosi nell’azione “compulsiva”. Molte persone mi dicono “Non smetto di correre in tutte le direzioni”. Ma è efficace? Non troppo perché genera i fenomeni di insoddisfazione o inefficienza collettiva che ho menzionato sopra.
Quindi, il mio invito può sembrare assurdo: invece di sfuggire alla paura, entra in contatto con lei e ammetti a te stesso “sì, la responsabilità di cambiare mi fa paura e se non funziona non avrò nessuno a cui rivolgermi, tranne me”. Condividi questo sentimento con altri che probabilmente provano lo stesso perché è nella condivisione con gli altri che sarai in grado di superare la paura e favorire l’empowerment collettivo.
Non esiste una “bacchetta magica” che ti verrà data da altri, quindi prenditela da solo e condividila con gli altri umani della tua squadra ricordando che hanno emozioni, anche se nascoste, molto probabilmente simili alle tue.
Conclusione
In vista delle vacanze di fine anno, potresti iniziare a darti libertà ed empowerment nella tua vita privata, rispondendo alle domande seguenti:
- Qual è il messaggio che vuoi trasmettere che non hai mai osato comunicare?
- Quale azione potrebbe darti la la libertà che vuoi avere?
- Come vuoi che gli altri ti considerino?
- Quale permesso devi darti per avere questo sguardo su te stesso?
Vi auguro delle eccellenti feste… in tutta libertà!