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Esci con sicurezza dalla tua zona di comfort

Tutti suggeriscono di uscire dalla nostra zona di comfort. Ma cosa troveremo una volta fuori da essa e perché’ dovremmo farlo?

Ci sono tanti motivi e qualche consiglio per vivere al meglio la nostra avventura al di là del conosciuto e del familiare

Comfort zone, Stretch zone e Panic Zone[1]

Prima di tutto, può valere la pena familiarizzare con i concetti di Comfort Zone, Panic Zone e Stretch Zone. Passare da una zona all’altra comporta un progressivo superamento dei propri limiti. Ciò che è nuovo e sconosciuto aumenta e il senso di sicurezza diminuisce, man mano che ci avventuriamo sempre più lontano dal familiare. Per capire meglio, vediamo cosa significano questi termini nel dettaglio.

  1. La COMFORT ZONE è dove ti senti a tuo agio. Qui sei conscio dei pro e dei contro, conosci il lavoro, le dinamiche e i processi. In questa zona sono inclusi anche tutti i modelli di comportamento che ti sono familiari (utili o meno utili). Non c’è paura o disagio. Ti senti al sicuro. Detto questo pero,’ non c’è molto spazio pere crescere, in quanto ci sono poche novità e nessuna particolare sfida che possa avviare il processo di apprendimento. Le cose rimangono le stesse, per lo più indiscusse e quasi automatiche. Questo è il lavoro che fai da dieci anni e non è cambiato quasi per niente, il lavoro che puoi fare ad occhi chiusi. Ma è anche quel pranzo in famiglia dove sai già chi dirà cosa in quale momento.
  2. La STRETCH ZONE è la zona in cui la sfida è proporzionale alle tue abilità e alla tua capacità di affrontarla. È una zona in qualche modo sconosciuta e scomoda, ma a un livello che puoi affrontare. Qui puoi esplorare i tuoi limiti e c’è la possibilità di imparare. In questa zona ci sono oscillazioni verso la Comfort Zone quando è necessario rilassarsi un po’, e verso la Panic Zone non appena si presenta un nuovo ostacolo. Qui ti senti “abbastanza sicuro” e quindi puoi crescere senza rischiare troppo. È la promozione a un nuovo ruolo, per esempio.
  3. La PANIC ZONE è quella zona così lontana dalla tua zona di comfort che diventa opprimente e l’apprendimento è impossibile perché sei troppo impegnato a “sopravvivere”. Tutta la tua energia va a gestire lo stress, la paura e il panico e il tuo sistema nervoso si attiva rispondendo alla situazione con dinamiche di lotta, fuga o paralisi (fight, flight or freeze) perché non ti senti al sicuro. Ti tiri indietro per proteggerti e perdi lucidità e capacità di assorbire informazioni. Troppo tempo nella zona di panico potrebbe spingerti a tornare subito nella zona di comfort e non uscirne mai più!

Questo è quel lavoro così impegnativo, carico di aspettative irrealistiche e accompagnato da una pressione impossibile che ti porta a esaurirti e a desiderare di dedicarti al giardinaggio per il resto della tua vita (ammesso che non sia il giardinaggio il tuo peggior incubo!).

Non esistono regole generali

Detto questo, è importante sottolineare che ciò che ci fa sentire a nostro agio, tesi o in preda al panico è del tutto personale. Non ci sono regole generali. L’imprenditore della startup e il dipendente statale possono sentirsi al sicuro in modi molto diversi. Il primo probabilmente si sente al sicuro quando si assume dei rischi, è dinamico e deve continuamente trovare soluzioni. Il secondo potrebbe sentirsi al sicuro sapendo che il suo lavoro è garantito, duraturo e abbastanza prevedibile. Dinamiche molto diverse possono essere fonte di comfort per persone diverse. Ciò che ci è familiare dipende dalla nostra storia, dalle esperienze che ci hanno forgiato fin da bambini e dai valori che riteniamo prioritari nelle diverse fasi della nostra vita.

La verità è che queste variabili cambiano costantemente, quindi è importante, quando si vuole determinare qual è la nostra zona di comfort e quali sfide possiamo e vogliamo affrontare, verificare con noi stessi a che punto siamo.

Molti dei miei clienti devono affrontare cambiamenti e scelte, e quando cercano di prendere una decisione “razionale”, spesso finiscono per stilare un elenco infinito di pro e contro che li esaurisce e non riesce mai a convincerli del tutto. Non ci sono parametri generali per stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato per te, devi solo sentire ciò per cui sei pronto in quel momento. Quali sono i tuoi bisogni e desideri in quel momento? Una volta acquisita questa chiarezza, è il momento di fare ricorso alla nostra mente razionale per elaborare un piano. Le circostanze della nostra vita e i vincoli quotidiani, infatti, potrebbero non consentire immediatamente ciò che il nostro cuore desidera e potrebbero essere in gioco interessi contrastanti. Ad esempio, potresti essere pronto per un nuovo passo nella tua vita lavorativa – che si tratti dello stesso ruolo in un’altra azienda o di un cambiamento nel tuo percorso professionale o di tornare a studiare per ottenere un’altra certificazione – ma hai una famiglia di cui occuparti perché tuo marito non lavora al momento o non hai abbastanza risparmi per pagare le tasse scolastiche. In questo caso puoi iniziare a pianificare e definire strategie, e allo stesso tempo continuare nella tua professione attuale in attesa del momento giusto o delle condizioni giuste per passare alla Stretch Zone.

Attenzione alla Stretch Zone: ti cambierà

Quando scegliamo di avventurarci fuori dalla nostra zona di comfort e verso la stretch zone, dobbiamo essere aperti al cambiamento, o sarà difficile fare il salto. Pensa a una relazione ai suoi inizi. Se le due persone coinvolte non sono aperte e pronte ad essere modellate e influenzate l’una dall’altra e dalla relazione stessa, non funzionerà. Lasciare le cose che conosci può fare paura, non sai cosa troverai come alternativa andando avanti. Ma può anche essere eccitante perché stai per imparare qualcosa di nuovo: sul mondo, sugli altri e sicuramente su te stesso.

Per crescere, devi essere aperto al cambiamento e ai modi in cui il cambiamento può plasmarti, cosa che non è possibile sapere in anticipo. C’è un grado di incognita nell’apprendimento e nell’evoluzione, e devi sentirti pronto ad accettarlo e possibilmente godertelo, se vuoi andare avanti. Quando ti muovi in ciò che non conosci, potresti dover attingere a talenti e abilità che non hai ancora completamente esplorato o a parti di te che potresti non sapere di avere o che non sai ancora come usare molto bene. Devi essere pronto a lasciar andare convinzioni, mentalità o comportamenti che ti hanno accompagnato lungo il tuo percorso personale e professionale e impararne di nuovi. E spesso disimparare è molto più difficile che imparare.

Disimparare però non significa “rifiutare”. Non c’è niente che dobbiamo mettere da parte o eliminare. Il percorso che ci porta ad essere persone complete è un percorso di “integrazione”. Tutto ciò che ti rende quello che sei, che sia innato o acquisito, è prezioso. Aggiungere nuove strategie e modi di pensare non significa che ciò che hai usato fino a quel momento sia dannoso o debba essere scartato del tutto. Semplicemente non ti serve più: l’hai superato. Ma potrebbe esserci ancora qualcosa di utile in esso, o che potrebbe essere utile in futuro. L’invito che facciamo è di non trascurare nessuna parte di te stesso e di includerle tutte con gratitudine e rispetto. Avrai bisogno di tutto il tuo essere per sostenerti mentre ti avventuri in un territorio inesplorato – se sei pronto, quando sei pronto. In bocca al lupo!

Scritto da Anna Gallotti & Selika Cerofolini

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[1] Ryan and Markova, 2006.

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