Imparare Dall’Arte

Qualche giorno fa ho partecipato ad una conferenza presso il New York Metropolitan Museum dove è stata messa in scena la mostra di quadri fotografici di Diane Arbus. Le sue fotografie sono state abilmente esposte sulle pareti del MET Breuer, ciascuna su un pannello verticale. Un centinaio di pannelli disposti in diagonale davano ai visitatori l’impressione di camminare dietro le quinte di un teatro. Ognuno dei tre oratori, vale a dire il curatore del dipartimento di fotografa del MET, l’architetto e il responsabile dello sviluppo della fotografia nella Fondazione Diane Arbus, indossava una cuffia regolata in modo da bloccare le voci degli altri due.

Ciascuno ha spiegato come era riuscito a creare questa mostra unica. Ognuno aveva le proprie esigenze e i propri parametri. Il curatore voleva adattare 105 fotografie all’interno di uno spazio relativamente limitato, l’architetto ha dovuto gestire problemi di circolazione e rispettare le norme di sicurezza, mentre la Fondazione Diane Arbus ha dovuto rispettare i criteri estetici e storici. Come hanno fatto a raggiungere un successo così straordinario, considerando la loro forte personalità e i loro imperativi così ben definiti?

Nel corso della conferenza, senza rendersene conto (e senza volerlo), ci hanno dato una splendida lezione su come ottenere l’integrazione delle diverse competenze e quindi di differenti processi di pensiero. Non hanno nascosto le frustrazioni, le incomprensioni e le difficoltà che inevitabilmente appaiono in un ambiente di lavoro dominato da forti ego. In pratica, invece di concentrarsi sulle difficoltà causate dalle loro diverse personalità, sono riusciti a superare questi ostacoli evidenti. Cercherò di riassumere quello che hanno detto, anche se molto probabilmente loro avrebbero formulato i loro pensieri in maniera diversa.

1. FIDUCIA. Come descritto in precedenza, non potevano sentire le parole l’uno dell’altro. La fiducia è emersa come fattore principale armonizzante. Ognuno di loro aveva fiducia nelle competenze degli altri con la convinzione che l’obiettivo comune fosse quello di avere successo nella creazione di una mostra eccezionale. Era quindi importante che, oltre a conoscere l’un l’altro, ognuno donasse all’altro il beneficio del dubbio, con la certezza che nessuno avrebbe detto o fatto nulla che potesse danneggiare l’obiettivo comune. Impresa non facile, perché di fronte la diversità, la nostra tendenza naturale è quella di non dare il beneficio del dubbio.

2. SICUREZZA DI SÉ (ma non arroganza!). Ognuno era sicuro di essere ugualmente importante al fine di raggiungere il successo dell’impresa e di rappresentare un preciso valore aggiunto. Di conseguenza, non vi era alcun conflitto di ruolo. Ognuno faceva un passo indietro quando qualcun altro prendeva una decisione. Al tempo stesso, si sentiva libero di proporre suggerimenti che considerava pertinenti alle competenze degli altri. La sicurezza di sé è esempio di un interessante paradosso: i membri di una squadra che si sentono sicuri di sé non hanno bisogno di “affermare se stessi” a tutti i costi, dal momento che il loro “valore aggiunto” deriva dalla loro capacità di fare un passo indietro.

3. APERTURA MENTALE. Quante volte ci siamo intromessi senza lasciare che l’altra persona terminasse la sua frase? Quante volte abbiamo dato il nostro accordo in linea di principio o semplicemente per la necessità di esistere (si veda il paragrafo sulla sicurezza di sé)?
Aprire la nostra mente alle idee di qualcun altro significa essere curiosi e allo stesso tempo credere fermamente che valga sempre la pena investigare le idee altrui. Così facendo, invece di dare il nostro consiglio a titolo definitivo, porremo domande per esplorare ulteriormente la questione e dare il nostro consiglio solo quando necessario. Invece di rispondere “sì, ma”, risponderemo “sì e”, un approccio che facilita lo sviluppo e l’arricchimento delle idee. Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo lasciare una porta aperta nella nostra mente, pronta ad accogliere le idee degli altri come beni di valore, invece di prendere queste idee come punti di vista che normalmente vorremmo confutare.

4. LASCIARE ANDARE. Gestire punti di vista diversi può essere stancante, soprattutto quando sentiamo che non stiamo giungendo ad una soluzione. Quando siamo stanchi tendiamo ad essere più irritabili, meno aperti, meno disposti a lavorare sulle idee di qualcun altro. Prima di decidere di lasciar andare, però, dobbiamo renderci conto che siamo in procinto di ritirarci. Solo dopo aver preso coscienza di questo, possiamo decidere che, per non diventare irritabili, dobbiamo fare un passo indietro, fare un respiro profondo e rimanere in silenzio per un po’.

CONCLUSIONE
Per sfruttare al meglio le opinioni diverse e raggiungere una soluzione ottimale, dobbiamo cominciare a lavorare su noi stessi per creare le condizioni favorevoli che portano al successo.
In un certo senso, al fine di raggiungere risultati eccezionali, noi stessi dobbiamo essere eccezionalmente bravi …
Stimolante, non credete?

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