“La conoscenza è nulla, sapere come vivere è tutto”.
“Ci vogliono due anni per imparare a parlare e una vita intera per imparare a tacere”.
Confucio
Avete mai osservato la gente in una stazione della metropolitana o quando sono in fila? La maggior parte sono indaffarati con i loro telefoni cellulari.
Qual è la nostra prima reazione quando siamo contrariati o infuriati, per esempio al lavoro? Alcuni di noi cercano rifugio nelle e-mail, altri in un progetto, mentre altri vanno da un collega per sfogarsi.
Queste reazioni ci permettono di trovare rifugio nel “FARE” qualcosa, nella speranza di liberarci dall’impazienza, dalla noia, o dalla tensione.
È vero che queste tattiche possono essere efficaci, ma hanno un difetto fondamentale: non ci insegnano a sviluppare il nostro potenziale interiore, le nostre qualità nascoste più potenti …
Se rimanessimo esclusivamente nel regno del fare, saremmo, come diceva Paul Valéry, “delle macchine per fare1 “, con un senso di vuoto da riempire con il desiderio di fare qualcosa, o di possedere sempre di più, di acquisire più potere, più di qualsiasi cosa, salvo noi stessi.
ESSERE con noi stessi
Apprendere a ESSERE significa avere una migliore conoscenza di noi stessi. Questo ci porta a esplorare ciò che accade dentro di noi in momenti o in situazioni, a capire i nostri sentimenti verso una situazione e/o verso una persona, i tipi di comportamento innescati da questi sentimenti, e in che misura ne siamo responsabili.
Guardare nel nostro essere implica non fare nulla, in modo da aprire la porta per esplorare come siamo fatti dentro, per scoprire chi siamo veramente (punti di forza e di debolezza), le nostre ferite, le nostre paure ma anche la nostra capacità di ripresa e la nostra emotività.
Essere e fare sono due componenti del nostro io interiore che dovremmo ugualmente sviluppare per vivere meglio con se stessi e con gli altri.
Quali sono i vantaggi dell’ESSERE?
L’accettazione
Il primo obiettivo è di accogliere e accettare noi stessi. Anche se questo può sembrare ovvio, in realtà spendiamo il nostro tempo cercando di fuggire da noi stessi. Per esempio, quando ci arrabbiamo con un collega, la nostra reazione è spesso quella di considerarlo responsabile del nostro stato emotivo negativo.
Eppure, se guardiamo con attenzione dentro di noi, possiamo vedere che l’altra persona non è altro che lo specchio di noi stessi. Forse risveglia sentimenti che ci turbano, costringendoci ad affrontare i nostri limiti o la nostra incapacità di gestire determinate situazioni.
Accogliere noi stessi significa aprirci a una riflessione attenta su ciò che accade dentro di noi in certi momenti della nostra vita. Questo ci permette di diventarne gli attori, piuttosto che subirla. La domanda da porsi in queste circostanze è: e se io fossi responsabile di quello che mi succede?
Collegare i cambiamenti minori ai grandi cambiamenti
ESSERE ci consente di mettere in relazione gli eventi che abbiamo vissuto, le emozioni che abbiamo provato, le reazioni e, più in generale, tutti i fattori della nostra vita su cui agiamo, magari anche inconsciamente.
Questo passaggio ci permette di capire il filo conduttore di successioni di piccoli cambiamenti nel tempo, che, riuniti, comportano grandi trasformazioni.
Destino/fatalità
A volte pensiamo che gli eventi “, ci “cadano addosso”. Diciamo allora che “è solo fortuna”, “è il destino”, “non capisco”.
Ma se davvero guardiamo dentro noi stessi e nella nostra storia di vita, ci possiamo rendere conto che spesso siamo stati i principali artefici della nostra fortuna, buona o cattiva.
Il pericolo di “incolpare qualcun altro”
Sicuramente, potremmo anche dire che “è colpa di qualcun altro”, ma questo atteggiamento non servirebbe a nulla.
Al contrario, costituirebbe un serio ostacolo nel cammino verso la conoscenza di noi stessi. In effetti, come potrebbe la nostra esperienza diventare la fonte primaria di un processo di apprendimento che ci consenta di agire in modo diverso per il resto della nostra vita? E come potremmo costruire il nostro capitale di fiducia in noi stessi proprio grazie a questo apprendimento?
Diventare l’ancora della nostra vita
ESSERE in noi ci permette di essere presenti a noi stessi, per scoprire l’essenza dentro il nostro essere e diventare cosi l’ancora della nostra vita. È principalmente nei momenti difficili che ci rendiamo conto se siamo “abitati da noi stessi” e sappiamo prenderci cura di noi. Quando la nostra ancora di vita è ben fissata, riusciamo al contempo a essere flessibili, per adattarci alle diverse situazioni e persone e a sviluppare e mantenere un buon livello di pace interiore.
Profonda fiducia
ESSERE abitati da noi stessi significa anche acquisire una profonda fiducia in noi, da distinguere dalla fiducia edonistica e ostentata esibita da alcuni. Ci riferiamo piuttosto alla consapevolezza di avere solide radici che ci consente di affrontare gli alti e bassi della vita.
Il viaggio
Cosa fare per imparare a vivere con noi stessi, a ESSERE?
• Innanzitutto, bisogna volerlo;
• Il secondo ingrediente è l’introspezione, cioè la capacità a guadare dentro il nostro animo con onestà;
• Il terzo è la pratica quotidiana di esercizi per imparare a ESSERE.
Come?
• con la meditazione
• un diario personale
• trovando momenti di spiritualità al contatto con la natura e/o con la nostra religione
• prendendo le distanze da situazioni emotivamente impegnative
• o anche solo rendendoci conto del nostro livello emotivo in una situazione
• e impararando a gestire una situazione difficile.
Ogni giorno viviamo un certo numero di esperienze; possiamo scegliere di “lasciarcele scivolare” o di fare in modo che queste esperienze diventino un’occasione per imparare qualcosa in più su di noi.
Sta a noi scegliere.
_____________________________
1 Estratto da Christophe André, « Les Etats d’âme » non tradotto in italiano.
Consiglio altri libri dello stesso autore, tradotti in italiano, ricchi di riferimenti scientifici, saggezza e strumenti per imparare a vivere meglio con voi stessi.