In questo mese di febbraio, ci rallegriamo della libertà ritrovata dopo due anni di Covid-19 dove siamo stati costretti a rimanere chiusi in casa e a ridurre drasticamente le nostre interazioni sociali. Ora finalmente ci godiamo il piacere di andare al ristorante, assistere a spettacoli e andare in vacanza in luoghi lontani.
Tutto questo mi porta a riflettere su cosa sia la libertà.
Fin dalla notte dei tempi, l’uomo ha sempre lottato per avere la sua libertà di espressione, per poter scegliere il suo modo di vivere, e così via.
Ma se ci pensiamo, la maggior parte delle volte l’uomo lotta per delle libertà che gli sono state tolte. Se prendiamo un esempio recente, gli anti-Vax si scontrano con la limitazione della loro liberta’ in funzione di un implicito obbligo a vaccinarsi. Se entro in un ambito più personale, alcuni membri della mia famiglia, di cui non faccio il nome (!), vanno dal dottore che prescrive loro delle medicine, ma poi cambiano il dosaggio o dicono a se stesse che alla fine non ne hanno bisogno.
Coloro che scioperano (per ragioni più o meno legittime) sono un altro esempio di questo fenomeno. Anche lì si oppongono a una norma già esistente per cambiarla. Vogliono una soluzione che sostituisca quella presente e che non esisterebbe se la precedente non fosse stata imposta.
La vera libertà, infatti, sembra essere quella in cui possiamo decidere completamente il nostro destino. I più grandi filosofi si sono da sempre interrogati sulla relazione tra libertà e determinismo: siamo davvero in grado di scegliere tutto o siamo limitati da leggi al di sopra del nostro libero arbitrio (leggi naturali, determinismo religioso…)?
Invece di entrare in questo dibattito, che personalmente non so come risolvere, vorrei offrire alcuni spunti di riflessione dal punto di vista della mia pratica di coaching.
Essere completamente liberi significa non avere punti di riferimento. Se ti poni la domanda “sono davvero libero?” Non sono sicura che tu possa rispondere di sì al 100%. Siamo tutti vincolati da norme sociali (norme non scritte, implicite) o da norme legali (norme scritte, esplicite) che ci danno una struttura nella vita. Se vuoi essere libero di esercitare la professione che ti piace, devi comunque pensare se ti permetterà di soddisfare le tue esigenze nella realtà concreta in cui ti trovi. Quando svolgi una professione, sei anche vincolato da standard di comportamento (il codice etico ICF per i coach ad esempio, il rispetto degli standard della tua professione, etc.). Potremmo essere liberi di acquistare ciò che vogliamo, ma anche quando effettuiamo una transazione innocua come comprare del pane, seguiamo le norme legali che regolano l’acquisto.
Tutto ciò per dire che la libertà totale è in realtà un’illusione.
Veniamo alle nostre scelte. Tutti vorrebbero essere liberi di fare delle scelte nella vita, ma spesso quando ci troviamo di fronte ad alcune decisioni da prendere, soprattutto le più importanti, abbiamo questo piccolo momento di esitazione, questa famosa sensazione di “salto nel vuoto”, perché non sappiamo, in fondo, se questa scelta sarà davvero quella giusta per noi fino a quando non ne subiremo le conseguenze nella nostra vita.
E a volte, quando ci troviamo di fronte a conseguenze che non ci soddisfano, cerchiamo di attribuire la responsabilità dei nostri fallimenti a un elemento esterno: il coniuge in caso di divorzio, cattive circostanze in caso di affari, i colleghi in caso di lavoro di squadra, etc.
Infatti, a pensarci bene, la libertà di scelta porta con sé due grandi fardelli che non sempre siamo pronti ad assumerci:
- Capire cosa vogliamo veramente per noi stessi al di là delle pressioni sociali;
- Prenderci la responsabilità della nostra scelta.
Capire cosa vogliamo
Partiamo dalla scelta che deriva dal sapere cosa vogliamo veramente. Quando faccio questa domanda ai miei clienti, generalmrente rispondono con:
- Cosa non vogliono più/non vogliono: e qui si torna a voler essere liberi in relazione a un’opposizione, non in termini assoluti.
- Cosa vorrebbero avere se disponessero di una bacchetta magica, che equivale a rispondere: “Vorrei vincere alla lotteria” o “Vorrei che il mio capo non fosse più il mio capo”.
- Cosa impone loro una norma sociale. Molte persone, ad esempio, scelgono un lavoro per accontentare i genitori, avanzano nella loro carriera e diventano manager perché è così che si deve fare, e cosi’ via.
È raro che rispondano immediatamente con ciò che vogliono veramente perché questa libertà fa paura. È più facile conformarsi alla pressione esterna che ascoltare la nostra volontà assoluta.
Vedo ad esempio che mia figlia, a cui abbiamo dato tutta la libertà di scegliere il suo futuro, si è smarrita e ha iniziato a sviluppare ansia in relazione alla domada: “Cosa voglio fare della mia vita? “.
La responsabilità
L’altro elemento che è molto legato alla volontà, è la responsabilità. Se facciamo delle scelte per noi stessi, seguendo la nostra volontà, significa che dobbiamo assumerci anche la responsabilità di esse. Nella mia esperienza di coach, questo è un punto estremamente difficile. E’ più facile dire che siamo stati costretti a prendere questa o quella decisione, perché cosi’ facendo possiamo affidare la responsabilità a un elemento esterno (una persona o una situazione). Se ci rendiamo conto che la responsabilità di una scelta ricade su di noi, non la prenderemo alla leggera e ci spaventeremo anche un po’.
Libertà, volontà e responsabilità sono concetti strettamente correlati.
Se ho la libertà di fare/esprimere/essere ciò che mi piace, significa che scelgo ciò che voglio fare/esprimere/essere e me ne assumo la totale responsabilità, poiché è il mio libero arbitrio che deriva da queste scelte.
La prova è che quando nel coaching faccio al cliente la domanda: “cosa vuoi? », la risposta automatica è spesso: « Non lo so… ». Dobbiamo rispettare il fatto che ci voglia del tempo per sapere cosa vogliamo o che a volte la risposta non arrivi con la precisione con cui ci si può aspettare (e da coach è molto pericoloso aspettarsi qualsiasi cosa…).
Questa domanda, se riguarda le grandi scelte di vita, puo’ instigare dubbi esistenziali che sono tanto fondamentali quando difficili da gestire.
Ma allora, come possiamo aiutare qualcuno o aiutare noi stessi a fare scelte libere senza essere schiacciati da questa pressione di responsabilità estrema?
Come uscirne
Il primo passo per avventurarsi verso la via della libertà è decidere quali sono i limiti da porre alla libertà stessa. Se definisci tu stesso questi limiti, lo spazio di libertà che ti regali sarà una vera scelta.
Esistono diversi tipi di limiti:
1/ Temporale: voglio darmi tempo fino a tale data per iniziare a cercare un altro lavoro; mi do fino alla fine dell’estate per non preoccuparmi di cosa voglio fare della mia vita (questa ad esempio e’ la scelta di mia figlia); prima di tale data voglio aver fatto un primo passo per andare avanti nel mio progetto; etc.
2/ Materiale: devo trovare un lavoro che mi permetta di guadagnare X per mantenere la mia famiglia, anche se non è il lavoro della mia vita; voglio un lavoro vicino casa per essere vicino ai miei figli in caso di necessita’; voglio organizzare una festa, ma non posso superare un certo budget; etc.
3/ Relazionale: scelgo di stare vicino al mio coniuge anche se al momento è insopportabile a causa del suo lavoro stressante; scelgo di continuare l’attività dei miei genitori perché ci mettono tutta la loro anima per farla crescere; scelgo di non andare a vivere all’estero per stare vicino ai miei genitori; etc.
So che queste scelte possono sembrare banali. Ma due elementi fondamentali le rendono scelte libere:
- Il primo è che sono consapevoli. Ad esempio, invece di sostenere il mio coniuge “difficile” per inerzia, perché conviviamo, o perché “è così che si deve fare”, mi dico consapevolmente che scelgo di stargli vicino perché lo voglio.
- La seconda è accettarne le conseguenze: ho scelto di trovare un impiego vicino a casa mia, anche se non è il mio lavoro ideale, perché mi dà conforto sapere di essere vicino ai miei figli; ho scelto di aspettare la fine dell’estate per pensare al mio futuro lavoro perché darmi tempo mi permette di acquistare prospettiva.
Così facendo, invece di essere schiacciati dalla “troppa” libertà, dalla “troppa” responsabilità, ci costruiamo uno spazio di libertà su misura, rimanendo coscienti dei benefici che otteniamo con la nostra scelta, cosi’ da accettare i possibili aspetti negativi che la decisione potrebbe portare con se’.