Il bisogno di tolleranza nel mondo di oggi
Un pò sopraffatta dalle divisioni, dalle polarità, dai dibattiti tra sordi che invadono le notizie degli ultimi anni, ho cercato rifugio in un saggio che ha segnato l’era dell’Illuminismo in Francia, Voltaire. Nel 1763 (da notare, sono più di 250 anni!), anche lui, indignato di fronte alla superstizione, al fanatismo, allo spirito dogmatico, scrisse un piccolo gioiello, il “Trattato sulla Tolleranza”.
Vi invito a leggerlo perché è di un’attualità sconcertante: è breve, va dritto al punto ed esprime ciò di cui il mondo ha più bisogno oggi, precisamente, la tolleranza tra tutti noi.
In un mondo sempre più popolato, dove le risorse della terra sono scarse (acqua potabile, foreste, terreni agricoli, risorse naturali, ecc.), in cui guerre e fenomeni climatici spingono intere popolazioni a migrare, diventa essenziale imparare a vivere insieme e praticare la tolleranza, un concetto che è ancora troppo astratto per la maggior parte di noi: ne parliamo, ma quando si tratta di metterlo in pratica, diventa più complicato.
In effetti, negli ultimi anni, il dialogo tra sordi sembra invadere articoli di giornali, internet e dibattiti tra partiti politici e religioni. Invece di promuovere la tolleranza, siamo sempre più soggetti a messaggi di intolleranza.
In questo articolo, propongo alcuni estratti dal “Trattato sulla tolleranza” che mi sono sembrati molto attuali. Devo confessarvi che mi sono commossa nel vedere quanto Voltaire, già ai suoi tempi fosse di mentalità aperta e capace di andare al cuore delle religioni, basate sull’amore reciproco e non sull’odio. Sono gli uomini che le hanno trasformate per creare divisioni. Il mio invito è, quindi, di ritornare alle fonti, di chiederci di ragionare e di aprirci agli altri invece di “ragionare a metà” per citare Voltaire.
Il trattato di Voltaire
Voltaire scrisse il Trattato sulla tolleranza in un secolo in cui le guerre di religione causavano ancora massacri in tutta Europa, in particolare in Francia a causa della divisione tra cattolici e ugonotti (anche se entrambe le fazioni aderivano al cristianesimo!).
Il Trattato sulla tolleranza trae ispirazione ed è successivo al processo, condanna a morte ed esecuzione di Jean Calas, un padre ugonotto, il 10 marzo 1762.
Jean Calas apparteneva a una famiglia protestante. Dopo la morte per presunto suicidio del figlio maggiore, la famiglia Calas viene falsamente accusata di omicidio colposo. La famiglia è messa in catene e il padre, a grande richiesta popolare e per ordine di 13 giudici, è condannato a morte nonostante la mancanza di prove.
In seguito all’esecuzione di Jean Calas, che invoca la sua innocenza fino al giorno della sua morte, il caso viene giudicato di nuovo a Parigi il 9 marzo 1765 e la famiglia Calas viene assolta.
La saggezza e la perspicacia di Voltaire
Nel libro, Voltaire offre numerosi esempi di come la superstizione, il dogmatismo, il fanatismo hanno fatto danni in Europa e mostra come molte divinità degli antichi Romani e Greci, delle origini di ebraismo e cristianesimo, tra gli altri, hanno invece sostenuto la tolleranza.
Cito: “Il furore che ispirano lo spirito dogmatico e gli abusi della religione cristiana male intesa, ha fatto spargere tanto sangue, ha prodotto tanti disastri in Germania, in Inghilterra e persino in Olanda, quanti ne ha prodotti in Francia: eppure oggi la differenza di religione non è più causa di nessun torbido in questi Stati; l’ebreo, il cattolico, il greco, il luterano, il calvinista, l’anabattista, il sociniano, il mennonita, il moravo e tanti altri, vivono in quei paesi come fratelli ed egualmente contribuiscono al bene della società.”
E ancora: “Sembra che abbiamo fatto voto di odiare i nostri fratelli, perché abbiamo abbastanza religioni per odiare e perseguitare, e non ne abbiamo abbastanza per amare e soccorrere”…“Infine, questa tolleranza non ha mai suscitato la guerra civile; l’intolleranza ha coperto la terra di carneficine “…”Il diritto di intolleranza è dunque assurdo e barbaro: è il diritto delle tigri, ed è terribile, perché le tigri sbranano solo per mangiare, e noi ci siamo sterminati per dei paragrafi.”
E conclude: “È necessario che gli uomini comincino con il non essere fanatici per meritare la tolleranza.”
L’attualità di questo passaggio ha attirato la mia attenzione: “Ma di tutte le superstizioni, la più pericolosa, non è quella di odiare il prossimo per le sue opinioni? E non è ovvio che sarebbe più ragionevole adorare il santo ombelico, il santo prepuzio, il latte e l’abito della Vergine Maria, piuttosto che detestare e perseguitare il proprio fratello? ”
La conclusione del Trattato sulla tolleranza, “Preghiera a Dio”
Voltaire conclude il suo Trattato sulla tolleranza con un piccolo gioiello che desidero citare per intero, la “Preghiera a Dio”. Da notare che qui Voltaire, sebbene cattolico, si rivolge a un Dio universale, che potrebbe essere il Dio di tutte le religioni, ma anche degli atei che vivono una forte spiritualità. È un Dio che unisce e non il Dio delle superstizioni che divide.
PREGHIERA A DIO
Non è più dunque agli uomini che mi rivolgo; ma a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi, di tutti i tempi: se è lecito che delle deboli creature, perse nell’immensità e impercettibili al resto dell’universo, osino domandare qualche cosa a te, che tutto hai donato, a te, i cui decreti sono e immutabili e eterni, degnati di guardare con misericordia gli errori che derivano dalla nostra natura.
Fa’ sì che questi errori non generino la nostra sventura.
Tu non ci hai donato un cuore per odiarci l’un l’altro, né delle mani per sgozzarci a vicenda; fa’ che noi ci aiutiamo vicendevolmente a sopportare il fardello di una vita penosa e passeggera. Fa’ sì che le piccole differenze tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue inadeguate, tra tutte le nostre usanze ridicole, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre convinzioni così diseguali ai nostri occhi e così uguali davanti a te, insomma che tutte queste piccole sfumature che distinguono gli atomi chiamati “uomini” non siano altrettanti segnali di odio e di persecuzione.
Fa’ in modo che coloro che accendono ceri in pieno giorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano della luce del tuo sole; che coloro che coprono i loro abiti di una tela bianca per dire che bisogna amarti, non detestino coloro che dicono la stessa cosa sotto un mantello di lana nera; che sia uguale adorarti in un gergo nato da una lingua morta o in uno più nuovo.
Fa’ che coloro il cui abito è tinto in rosso o in violetto, che dominano su una piccola parte di un piccolo mucchio di fango di questo mondo, e che posseggono qualche frammento arrotondato di un certo metallo, gioiscano senza inorgoglirsi di ciò che essi chiamano “grandezza” e “ricchezza”, e che gli altri li guardino senza invidia: perché tu sai che in queste cose vane non c’è nulla da invidiare, niente di cui inorgoglirsi.
Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli!
Abbiano in orrore la tirannia esercitata sulle anime, come odiano il brigantaggio che strappa con la forza il frutto del lavoro e dell’attività pacifica!
Se sono inevitabili i flagelli della guerra, non odiamoci, non laceriamoci gli uni con gli altri nei periodi di pace, ed impieghiamo il breve istante della nostra esistenza per benedire insieme in mille lingue diverse, dal Siam alla California, la tua bontà che ci ha donato questo istante.
Ora tocca a noi
Voltaire ci ha lasciato questo messaggio oltre 250 anni fa. Ora più che mai spetta a noi applicarlo e renderlo vivo nella nostra vita quotidiana.
Ti invito ad un’azione molto semplice che cerco di applicare a me stessa (anche se a volte non è davvero facile!). Quando sei in una riunione in cui ognuna delle parti cerca di avere ragione o in dialogo con un’altra persona che ha un’opinione diversa dalla tua, invece di continuare a difendere la tua ragione, ti invito a porre le domande che sbloccano e calmano, quelle che iniziano con:
– Con quale scopo
– Perché
– Come
E, naturalmente, lasciare che l’altro risponda fino alla fine, senza interrompere … con le parole di Voltaire in mente!