Di solito non siamo consapevoli dei nostri pregiudizi
Recentemente ho partecipato ad una conferenza online con gli esaminatori della mia associazione di coaching, l’International Coach Federation, volta ad armonizzare i feedback degli esami di certificazione di coaching. Ogni esame orale viene registrato. Due esaminatori ascoltano poi la registrazione e la valutano in maniera indipendente. Durante la conferenza, ci viene chiesto di pensare ai pregiudizi che mettiamo in atto mentre valutiamo gli esami.
Con mia grande sorpresa, non sono riuscita a trovare in me nessun pregiudizio. Permettetemi di aggiungere però che il fatto che non fossi riuscita a trovare alcun pregiudizio non significa che fossi convinta di non averne! Durante quella conferenza ero perplessa e allo stesso tempo molto a disagio perché, in quanto senior coach, avrei dovuto essere consapevole dei miei pregiudizi.
Pochi giorni dopo ho parlato con una collega che aveva partecipato alla riunione e le ho chiesto come avesse valutato un esame che avevo valutato anche io. Sono rimasta sbalordita nell’apprendere che ero stata molto più generosa di lei nella votazione, anche se mi considero un esaminatrice severa e rigorosa. In quel momento ho fatto un collegamento tra i miei pregiudizi e le ragioni che mi avevano spinta a dare voti più alti a questo particolare esame. Ho finalmente capito perché ero caduta nella trappola: non solo ogni essere umano è condizionato dai suoi pregiudizi, ma questi stessi pregiudizi sono stati essenziali per la sopravvivenza della razza umana.
Che cos’è esattamente un pregiudizio?
Un pregiudizio è una deformazione inconscia dei nostri processi cognitivi che influenza il nostro modo di guardare il mondo. Si tratta di una sorta di lente che differisce da una persona all’altra, attraverso cui osserviamo il mondo, e che allo stesso tempo condiziona il modo in cui lo osserviamo. Queste scorciatoie cognitive ci aiutano ad agire senza pensare in situazioni in cui la nostra sopravvivenza è in gioco. Per esempio, il caso dell’uomo primitivo che doveva fuggire di fronte a un pericolo o addirittura di fronte alla sola possibilità di un pericolo. Il problema è che nel mondo del lavoro di oggi, questi stessi pregiudizi sono ingannevoli perché ci impediscono di avere una visione a 360 gradi della realtà, dal momento in cui ci troviamo ad affrontare problemi sempre più complessi che richiederebbero una visione più ampia.
Per padroneggiare un problema complesso diversi punti di vista dovrebbero essere presi in considerazione. Permettetemi di richiamare alla vostra attenzione gli errori di giudizio che sono alla base della crisi finanziaria del 2008. Questi errori si sarebbero potuti evitare analizzando cosa avveniva dietro le quinte come nel film “The Big Short”.
Il paradosso del processo decisionale all’interno delle aziende
Al management delle aziende viene richiesto di prendere decisioni sempre più rapidamente, al fine di tenere il passo con il ritmo veloce del mondo di oggi, in un momento in cui questo stesso mondo sta diventando sempre più complesso. Questa pressione ci spinge a seguire i nostri pregiudizi, risorsa prontamente disponibile che ci permette di ridurre il tempo speso nel processo decisionale, mentre la complessità del mondo ci chiede di fare attenzione ai nostri pregiudizi, al fine di prendere decisioni che tengano conto di una varietà di dati e punti di vista. Le scorciatoie basate sul pregiudizio possono farci perdere obiettività, senza esserne consapevoli.
Per fare un esempio, descriverò una situazione che spesso mi trovo davanti nel coaching: un brillante manager è a capo di una squadra il cui obiettivo è risolvere i problemi di organizzazione e del processo di lavorativo. Il manager individua rapidamente le ragioni dei problemi e sa come risolverli. Lui (o lei!) affronta il problema con determinazione e suggerisce soluzioni avendo un preciso piano di azione. I suoi colleghi e i suoi superiori sono d’accordo sulla realizzazione dei cambiamenti.
Tuttavia, quando è il momento di agire, ognuno esita e il brillante manager deve affrontare una battuta d’arresto che non riesce a capire … Questo esempio suona familiare? È il tipico caso del manager che è convinto di aver ragione e conoscere il modo migliore per trovare una soluzione. Tuttavia, il modo migliore non è necessariamente il modo più efficace. Ed è proprio per questo che, al fine di superare i nostri pregiudizi, è necessario ampliare il nostro punto di vista ascoltando altri.
Il primo passo per sbarazzarci dei nostri pregiudizi
È ovvio che non possiamo sbarazzarci completamente dei nostri pregiudizi poiché sono parte integrante della nostra struttura psicologica in quanto esseri umani. Eppure possiamo fare un primo passo importante per cercare di superare il pregiudizio ammettendo di avere pregiudizi. Visto che non ne siamo a conoscenza, spesso neghiamo di averne. Non abbiamo nemmeno il sospetto di avere pregiudizi! In altre parole, non sappiamo di non sapere!
Il primo passo verso il superamento dei pregiudizi è essere consapevoli di averne. Dobbiamo quindi riconoscere ed identificare questi pregiudizi.
Gli esperti hanno scoperto più di 150 tipi di pregiudizi. Questo naturalmente rende più difficile riconoscerli e quindi diventarne consapevoli.
Dopo la mia esperienza come esaminatrice, ho fatto una ricerca e fortunatamente ho trovato un articolo molto interessante[1] i cui autori, hanno diviso questi 150 pregiudizi in 5 categorie, che possono essere facilmente memorizzate
1. pregiudizi di similitudine: siamo attratti da persone che ci somigliano
2. pregiudizi di opportunità: prendiamo decisioni in base a giudizi inesatti, semplicemente perché ci soddisfano
3. Pregiudizi di esperienza: prendiamo le nostre decisioni sulla base di esperienze passate, che non sono necessariamente applicabili a situazioni attuali
4. pregiudizi di prossimità: siamo condizionati dalle recenti informazioni provenienti da persone che ci sono vicine
5. pregiudizi di sicurezza: siamo condizionati da informazioni negative, piuttosto che da fatti positivi
Nei miei prossimi articoli descriverò queste categorie nel dettaglio e vi darò esempi concreti e possibili rimedi per ogni categoria.
Rimedi generali, applicabili a tutti i pregiudizi
Dal momento che i pregiudizi sono innescati dalla nostra visione del mondo, i rimedi sono essenzialmente legati all’allargamento di questa visione. Tuttavia, prima di discutere questi rimedi, vorrei sottolineare il fatto che il primo importante passo verso il superamento dei nostri pregiudizi è quello di diventarne consapevoli e accettare il fatto di averne. Non dobbiamo ingannare noi stessi a pensare che non abbiamo pregiudizi o che questi pregiudizi non influenzano le nostre decisioni.
1. Consapevolezza. Diventare consapevoli del nostro pregiudizio “preferito”, quello che scatta in automatico. Quando ascolto gli esami di coaching, il mio pregiudizio “preferito” è innescato dalla sensazione che il coach mostra empatia per il cliente e pone domande brevi e mirate. Di conseguenza, tendo a credere che la competenza del coach si estenda a tutti gli altri settori di competenza, undici totali, e non sia limitato a quelle che hanno generato il pregiudizio.
2. Facendo un passo indietro. Quando siamo sotto stress, tendiamo a essere guidati dai nostri pregiudizi piuttosto che da una valutazione oggettiva della situazione. In questo caso, prendere coscienza della nostra ansia è il primo rimedio. Ciò richiede un passo indietro, prendere una pausa di cinque minuti, parlare con un collega o un amico, fare un respiro profondo, etc.
3. Confrontarsi con gli altri per comprendere processi di pensiero diversi dai nostri. Questo significa ascoltare con attenzione le altre persone al fine di evitare la conferma del pregiudizio, chiedendo quindi opinioni altrui semplicemente per trovare conferma delle nostre idee. In questo caso la soluzione potrebbe essere quella di cercare il dialogo chiedendo e ascoltando opinioni diverse. Ciò comporta chiedere il parere di persone che non necessariamente condividono le nostre idee. Altrimenti, sarebbe troppo facile …!
4. Mettersi nei panni dell’altro. Un modo positivo di ascoltare qualcuno sta nell’adottare il suo punto di vista. Per esempio, il manager che deve migliorare il processo lavorativo e l’organizzazione dovrebbe chiedersi: “se fossi questa o quest’altra persona, come reagirei se scoprissi che devo cambiare tutto nel mio modo di lavorare?” Il problema è che non ci piace la risposta quindi ci asteniamo dal metterci nei panni di qualcun altro …
[1] Matthew D. Lieberman, David Rock, Heidi Grand Halvorson, Christine Cox, « Breaking bias updated : the Seeds model™ », Neuroleadership Journal, Volume six, November 2015