Ammettiamolo, talvolta ci piacerebbe abitare in un’isola deserta, senza il capo che ci innervosisce con i suoi obiettivi inutili, il nostro partner con la sua mania di partire tutti i weekend, i figli che non ci lasciano un attimo di pace… E, malgrado ciò, l’essere umano è anche un essere sociale: la relazione con gli altri è uno dei nostri bisogni primari fin dalla nascita quando abbiamo bisogno di nostra madre per vivere e crescere.
Vedere gli altri come sono
Ma se abbiamo tanto bisogno degli altri, perché abbiamo relazioni talvolta difficili? Succede a tutti, anche alla persona più pacifica, di avere difficoltà interpersonali. Perché?
Per rispondere, vi propongo di condividere il pensiero di Spinoza, uno dei filosofi più saggi di tutti i tempi. Spinoza distingueva la gioia passiva dalla gioia attiva: la prima è connessa a un’idea inadeguata sulle persone o sulle cose; mentre la seconda à connessa alla verità sulle persone e sulle cose. In altre parole, siamo nella vera gioia quando accettiamo gli altri, le cose, gli eventi TALI QUALI si presentano a noi e non come vorremo che fossero. La differenza è enorme, analizziamola più in profondità.
In amicizia, come in amore rischiamo di farci annebbiare sotto l’effetto dei nostri sentimenti rispetto a come vediamo l’altro: inconsciamente, ci “costruiamo” un’immagine dell’altro tenendo conto solo di una parte della sua personalità, quella che ci attira in quel momento e che soddisfa i nostri bisogni. Vero è che quando ci innamoriamo abbiamo difficoltà a vedere i difetti dell’altro. Ce ne accorgiamo in seguito quando, per esempio, arrivano i figli con le prove che ne conseguono.
L’altro è chi è, semplicemente, nel bene e nel male. Se consideriamo solo l’immagine che ce ne forgiamo, corriamo un rischio elevato di esserne delusi. I sentimenti che ne derivano sono proporzionali al nostro sentimento d’amore: più voliamo alto, più cadiamo dall’alto.
Questa deformazione ha luogo anche rispetto alle cose e agli eventi: ne abbiamo una versione parziale, quella che ci interessa.
Allora, come fare per vivere meglio con gli altri?
Secondo Spinoza, il segreto per riuscirci risiede nella profonda conoscenza di noi stessi e degli altri: la prima richiede parecchio lavoro personale non solo per conoscerci ma anche per accettarci come siamo; la seconda richiede molta pazienza. Se ci aspettiamo che il nostro partner sia chi è lui/lei realmente, ci daremo molte più possibilità di approfittare di ciò che ci potrà dare. Non di più, fine. Se invece desideriamo che corrisponda all’immagine che abbiamo forgiato, allora rischiamo di aspettarci che agisca in un certo modo e quando questo non accade, ne siamo delusi, cominciano i rimproveri e così il circolo vizioso della relazione.
Nello stesso modo, se abbiamo un capo che non agisce secondo la nostra immagine di capo ideale, invece di sprecare le nostre energie affinché costui corrisponda al nostro modello di capo, sarebbe forse più opportuno considerare questa realtà e, benché sgradevole, viverci al meglio.
Diventare attivi INTERIORMENTE per vivere bene con gli altri
Questo atteggiamento può, a prima vista, sembrare passivo poiché, se dobbiamo tenere conto della realtà tale e quale si presenta, questo vuol dire che bisogna smettere di sperare che l’altro cambi o bisogna smettere di farlo cambiare. In realtà questo atteggiamento è in sé una piccola rivoluzione: se accolgo l’altro TALE E QUALE, cosi come ciò che mi accade, potrò fare convergere le mie energie innanzitutto per approfittare del momento presente, invece di posizionarmi in un mondo ideale, e poi per trovare soluzioni UTILI per raggiungere i miei obiettivi.
Per riprendere gli esempi sopra citati:
- Se so che il mio partner adora partire tutti i fine settimana in campagna, mentre io preferirei restare in città per uscire con gli amici, invece di lamentarmi, potrei considerare ciò che voglio veramente (ecco perché è utile un lavoro di introspezione), comunicarglielo senza innervosirmi e trovare una soluzione che vada bene a entrambi. Se vuole assolutamente che l’accompagni, troverò un modo di fagli accettare la mia scelta, se ne sono veramente convinto/a, ma non cercherò di cambiare la sua; gli/le lascerei la sua libertà. Grazie a questa decisione, prima o poi, probabilmente, mi darà anche lui/lei la libertà di scegliere ciò che preferisco.
- Se voglio la mia promozione, ma il mio capo non mi apprezza, invece di aspettare che me la dia, guardo in faccia alla realtà e, o aspetto che ci sia un nuovo capo (tanto lo sappiamo che i capi non sono eterni!), oppure comincio a cercare un altro lavoro nella stessa azienda o fuori. In ogni caso, sono attivo/a poiché considero la realtà e la gestisco, invece di vivere sulla base dell’immagine ideale che ho forgiato e “lottare contro” con come risultato molte delusioni e molto tempo passato a lamentarmi.
Conclusione
Come vedete, si tratta di essere molto attivi poiché per sapere guardare gli altri come sono e non come vorremmo che fossero, c’è bisogno di un profondo lavoro su noi stessi per “pulire i nostri occhiali”, per sapere cosa vogliamo, capire i desideri degli altri e accettarli. La ricompensa è grande: vivere bene con noi stessi e con gli altri.