In onore al mio trasloco a New York, vi propongo come prima storia quella di Cristoforo Colombo.
Questo è il tipico esempio di sapere aspettare il buon momento, mantenendo la costanza e la determinazione di portare avanti quello che il nostro eroe sa essere un gran progetto. Il tutto sta nel convincerne il mondo esterno, con la sua naturale inerzia e avversità davanti alle novità.
Intuizione, impostazione, trattative, organizzazione, azione, successo: le tappe di ogni grande progetto. Per Cristoforo Colombo la scoperta del Nuovo Mondo.
A queste qualità aggiungerei una rivalutazione delle pretese. Infatti, Colombo era sicuro che avrebbe trovato la via per una nuova rotta. Di fronte ai sovrani suoi possibili sponsor pretendeva compensi esorbitanti in caso di successo dell’impresa. Questa fu una delle cause di un tempo di preparazione di quasi 10 anni e una delle cause della sua rovina dopo le scoperte. Due conseguenze negative non da poco.
Ma ritorniamo alla lunga preparazione del viaggio
Il suo buscar el Levante por el Poniente ossia la possibilità di raggiungere l’Asia con rotta a occidente, si delinea dal 1476 al 1484 grazie alla conoscenza, fondamentale per la futura traversata, dei venti alisei che, nell’emisfero boreale, spirano con regolarità e costanza da nord-est tra il tropico del Cancro e l’equatore. Raccoglie inoltre diversi indizi, elencati dal figlio Fernando, tra i quali pezzi di legno lavorato portati da venti di ponente e canne molto grosse sconosciute dalle nostre parti; altri ancora nel primo viaggio a Madera nel 1478: nelle carte di suo suocero, governatore della non lontana isola di Porto Santo e profondo conoscitore del Mare Oceano, trova preziose informazioni su venti, correnti, costellazioni. Negli anni dal 1481 al 1484 compie numerosi viaggi commerciali agli arcipelaghi delle Canarie e delle Azzorre e pure a quello del Capo Verde a 500 kilometri al largo delle coste senegalesi.
Il matematico, astronomo e cartografo fiorentino Paolo Toscanelli gli fornisce la base scientifica per cui al di là dell’oceano ci fossero le Indie. Colombo non ebbe mai dubbi sull’avere trovato l’impero del Gran Khan.
Colombo cerca sponsor per la sua impresa
Nel 1483 o all’inizio dell’anno seguente, Colombo propone una spedizione a Occidente al re Giovanni II del Portogallo. Scelta sagace perché questo Paese da tempo perseguiva una politica di espansione marittima: organizzava e incoraggiava esplorazioni e scoperte, premiava con titoli e possedimenti i navigatori che acquisivano nuove terre per la Corona. Ottiene però un rifiuto che uno storico del tempo così spiega: il Re vedendo questo Christovão Colom essere un gran parlatore e molto vanaglorioso nel vantare i suoi meriti e assai più pieno di fantasia a riguardo di questa sua isola di Cipango che certo di quanto asseriva, gli prestò scarsa fede. Tuttavia, per il suo incessante insistere, lo fece conferire con scienziati, matematici e cosmografi i quali ritennero le sue parole vane, fondate sull’immaginazione ed esagerate le richieste in caso di successo.
Padre Marchena: finalmente un sostenitore!
Nel 1485 si reca al convento della Rábida, non lontano dal porto di Palos, nel sudovest della Spagna, dove entra in contatto col francescano padre Marchena, cosmografo e astrologo: diventerà l’angelo tutelare di Colombo nei sette anni di negoziazioni. Primo passo da compiere è una petizione a Fernando e Isabella, allora impegnati nella guerra contro Granada, ultimo dominio arabo nella penisola. I due sovrani chiedono al loro Consiglio di esaminare la proposta ma il parere formulato è avverso. Colombo si rivolge direttamente ai reali e, l’anno seguente, lo ricevono a Alcalá de Henares, ma nemmeno allora riesce a suscitare il loro interesse.
Nell’agosto del 1487 gli trasmettono il giudizio negativo di un ulteriore consesso di esperti.
Marchena suggerisce di rivolgersi al ricco e potente duca di Medina Sidonia e, successivamente, a quello di Medinaceli, finalmente uno che crede nell’iniziativa. Si comincia a discutere di organizzazione: navi, vettovaglie, marinai. Medinaceli richiede l’approvazione reale ma Isabella giudica l’impresa debba essere affrontata dalla Corona e, siamo arrivati al 1489, invita Colombo a presentarsi a Corte. La regina promette di riprendere in considerazione l’argomento a Reconquista ultimata.
Colombo, nel frattempo, tenta di rivolgersi, tramite il fratello Bartolomeo, ai sovrani d’Inghilterra e di Francia, ma senza seguito.
Il 2 gennaio 1492 Granada capitola.
Finalmente si può salpare!
Il 17 aprile 1492, dopo laboriose trattative, nell’accampamento reale di Santa Fe non lontano da Granada, vengono approvati i patti e don Cristóbal Colón nominato almirante mayor del mar océano in perpetuo per sé e suoi successori nonché viceré e governatore di tutte le isole e continenti che saranno scoperti o conquistati e a trattenere un decimo dei proventi delle terre sotto la sua giurisdizione. Viene fornito di lettere credenziali, passaporto e tre ordinanze per l’allestimento della flotta.
L’esperto e valente marinaio palense Martín Alonso Pinzón contribuisce in maniera determinante all’organizzazione del primo viaggio. Riesce grazie a questo impegno personale a reclutare i molto restii conterranei.
L’equipaggio risulta di una novantina di persone.
Il 3 agosto salpano e il 12 ottobre 1492, dopo 33 giorni di navigazione in mare aperto, è avvistata la terra.